Le recensioni di Bruno Elpis
La natura esposta di Erri De Luca (qlibri)
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Il palo di supplizio di un innocente
La natura è il sesso che un artista del primo novecento ha rappresentato in un crocefisso nudo ne La natura esposta di Erri De Luca.
“Oggi la Chiesa vuole recuperare l’originale. Si tratta di rimuovere il panneggio”. Il delicato incarico (“Il condannato sta morendo, è agli spasimi che spesso culminano in un’erezione meccanica”) viene assegnato a un artista che ha un passato sulle montagne, ove ha aiutato i profughi a passare la frontiera.
Lo scultore si occupa del restauro immedesimandosi nel ruolo (“Informo il rabbino dell’intenzione di farmi circoncidere. Lo scopo è avvicinarmi”) e frequentando un operaio mussulmano che fornisce la materia prima per il restauro.
Nell’incontro umano tra le tre grandi religioni monoteiste (“Anche l’Islam ha usato atroci pali da supplizio. Parliamo di quanto male la specie umana ha inventato per se stessa. Nessun animale si avvicina al nostro peggio”), il protagonista vive l’esperienza artigianale alla ricerca di significati storici (“Perdonare loro. Queste parole innalzano la morte a sacrificio. Senza di loro la croce resta il palo di supplizio di un innocente”) e personali.
Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albe
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Io sì!
Chi ha paura di Virginia Woolf?
Io sì!
Perché Virginia spara a zero sul matrimonio, ossia su uno degli assi portanti delle nostre istituzioni e della nostra società.
Dunque, leggendo l’opera del recentemente scomparso (settembre 2016!) Edward Albee mi sono chiesto: perché mai aver paura di quest’opera e dei suoi protagonisti?
Nell’atto I, “Giochi e divertimento”, Martha e George - la coppia in piena crisi (ricorro a questo termine abusato esclusivamente nell’accezione etimologica greca:dal greco crinein, giudicare. La crisi è una fase in cui si giudica…) - ospitano a casa loro Honey e Nick, due “pivelli” del matrimonio. George e Nick sono professori universitari: l’uno storico, l’altro biologo. Altercano e si fronteggiano. Intanto Martha e George non esitano a imbarazzare gli ospiti, denudando i dissidi (tanti) e i conflitti (insanabili?) del loro matrimonio (“Martha e io ci limitiamo… a calpestare quel tanto di personalità che ci resta”)…
Il vino scorre a fiumi (“E adesso beviamo! Da bere per tutti!”), l’atmosfera si arroventa, intanto le solite rivalità coniugali montano (“George odia Papà… e non perché Papà gli abbia mai fatto qualcosa…”).
Nel II atto, Walpurgisnacht, si gioca sì, ma c’è solo spazio per giochi crudelissimi (“Umiliare il Padrone di casa… Saltare addosso alla Padrona di Casa… Maltrattare gli Ospiti…”).
Nel III atto, L’esorcismo, si compirà il titolo e la catarsi (del plot, e dello spettatore, poveretto lui) potrà realizzarsi come in ogni tragedia che si rispetti?
E torniamo allora alla domanda originaria.
La mia risposta è: ebbene sì, io ho paura di Virginia Woolf. Dei suoi sortilegi-sorpresa (“Appare una mano con un gran mazzo di bocche di leone”) e delle implicanze di una risposta alla più banale delle domande: ma il matrimonio è davvero la tomba dell’amore?
Un dramma impossibile da commentare. Lo si può fare soltanto come Edward Albe suggerisce: meravigliando, imbarazzando, inquietando. Tenendo la mente fissa sulle immagini di una coppia instabile come Liz Taylor e Richard Burton, indimenticabili protagonisti della trasposizione cinematografica…
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/arte-e-spettacolo/discussions/review/id:55864/
Un tango sulla Senna e altre piccole gioie di questo mondo di Philippe Delerm (qlibri)
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Il tempo è una spiaggia
“Un tango sulla Senna e altre piccole gioie di questo mondo”: una raccolta di racconti brevi di Philippe Delerm, un po’ sulla falsariga de “La prima sorsata di birra”.
Le atmosfere di Parigi sono sovrane, in tutte le dimensioni, anche quelle sotterranee (magari create dai pianisti che si alternano nelle stazioni – “Virtuosi del passaggio”) della metropolitana (“Volersi bene in metropolitana”: “Tre o quattro fermate, un tragitto irrisorio e sufficiente a dirsi che ci si vuole bene”).
Gli echi esistenzialisti risuonano (“Il tempo è una spiaggia”: “Andiamo in riva al mare, spesso. Ma la spiaggia è mentale. Può essere la riva di un lago o di un fiume”) con note intense (“Malgrado la futilità delle apparenze, è nel profondo di noi che torniamo”) e vibranti (“Le vacanze… Non cerchiamo sensazioni nuove, ma una libertà perduta, una parte di spensieratezza che si riallaccia ai riti dell’infanzia”).
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Il sogno di una cosa di Pier Paolo Pasolini (i-libri)
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1945: Uomini e no di Vittorini.
1947: Il compagno di Pavese.
Stesso anno, il 1947: Calvino pubblica “Il sentiero dei nidi di ragno”.
Negli anni Cinquanta Fenoglio scrive Il partigiano Johnny, che verrà pubblicato postumo nel 1968.
1960: il premo Strega viene assegnati a “La ragazza di Bube” di Cassola.
Negli anni 1949-1950 Pier Paolo Pasolini aveva scritto Il sogno di una cosa, che si articola in due parti (Prima parte 1948, Seconda parte 1949). L’opera viene pubblicata nel 1962.
Sono soltanto alcuni momenti della stagione neorealista della letteratura italiana: una cultura prolifica e sfaccettata, che trova espressione in una pluralità di interpreti – ciascuno di loro ha un profilo letterario originale e un’evoluzione poetica autonoma – e in una varietà di opere che oggi leggiamo con rimpianto e ammirazione, per il senso civile di impegno e per l’essenzialità spesso sperimentale dell’espressione, per le connotazioni di serietà contenutistica e per il senso drammatico della storia, caratteristiche - ahinoi - spesso assenti nella produzione letteraria autoreferenziale, narcisistica ed evanescente dei nostri giorni.
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