Le recensioni di Bruno Elpis
Pasolini di Davide Toffolo (i-libri)
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- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Nella graphic novel intitolata “Pasolini”, Davide Toffolo immagina di incontrare il poeta (o un suo alter ego) nel 2002, per un’intervista (“Io sono uno di quelli che non amano, anzi detestano essere intervistati. Non mi rifiuto di concedere interviste per pura debolezza…”).
La metafisica intervista avviene in tre tappe: Versuta, Bologna e Ostia.
Poi Davide ripara sull’Etna e infine al Prado di Madrid.
Durante la tappa friulana, si delinea la poetica anti-borghese dello scrittore (“La mia produzione è segnata da un istintivo e profondo odio contro lo stato in cui vivo… Naturalmente con l’odio non si fa nulla… Ho rapporti o con il popolo o con gli intellettuali perché la cultura media è orribile e omologata”).
Nell’intervista bolognese, viene tratteggiata l’ispirazione cinematografica del regista (“Il mio gusto visivo non è di origine cinematografica, ma figurativa. Quello che io ho in testa, come visione, sono gli affreschi di Masaccio, di Giotto, che sono i pittori che amo di più, assieme a certi manieristi”) e la sua concezione estetica (“E non riesco a immaginare… al di fuori di questa mia iniziale passione pittorica che ha l’uomo come centro di ogni prospettiva… il mio ideale estetico è diretto, massiccio e statico”).
A Ostia, è inevitabile rivivere l’assassinio dell’artista, del quale Davide Toffolo fornisce un’interpretazione narrativa e visiva molto personale.
L’intervistatore vaga sull’Etna, ripara a Lignano (“Ho sotterrato i nastri della sua intervista sotto la sabbia della laguna di Grado”) e finalmente al Prado di Madrid (“C’è una poesia, Patmos, dove Pasolini racconta di essere dentro a un quadro di Velasquez - ndr: La fucina di Vulcano”) trova un proprio modo per re-incontrare PPP (“Forse l’ho trovato, di sicuro lui ha trovato me”).
Nella sezione finale vengono illustrati alcuni aforismi (“La stampa ha fatto di me un controtipo morale”) divenuti molto celebri (“La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la mia solitudine, che è la mia debolezza”).
Bruno Elpis