Le recensioni di Bruno Elpis
Colazione da Tiffany di Truman Capote (i-libri)
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Holly è irrequieta, alla ricerca del suo posto nel mondo. La targa dell’appartamento di New York che la ospita, recita: “Signorina Holiday Golightly, in transito.”
Come non ripensare, leggendo “Colazione da Tiffany” a Audrey Hepburn, l’attrice che interpretò il ruolo in un film epurato da ogni carica trasgressiva che invece il romanzo contiene?
“Aveva le guance di un rosa acceso, la bocca grande, il naso all’insù. Un paio di occhiali neri le cancellava gli occhi.”
“Portava sempre gli occhiali neri, era sempre in perfetto ordine, c’era un innato buon gusto bella semplicità dei suoi abiti, nei grigi, negli azzurri…”
“Erano occhi molto grandi, un po’ azzurri, un po’ verdi, con piccoli punti bruni; variegati come i suoi capelli…”
Truman Capote avrebbe voluto che il ruolo di protagonista nel film fosse affidato a Marilyn Monroe. Forse la riteneva più adatta a interpretare le intemperanze di una donna che il coprotagonista, dopo un litigio, definisce “una volgare esibizionista, una perdigiorno, un’assoluta montatura”? E che per la benpensante vicina, Madame Spanella, è “moralmente riprovevole e un’animatrice di riunioni notturne che mettono in pericolo la sicurezza e l’equilibrio nervoso dei suoi vicini”.
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A sangue freddo di Truman Capote (i-libri)
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“A sangue freddo” di Truman Capote è considerato il capostipite del cosiddetto “romanzo verità”. L’aspetto che più colpisce e coinvolge è tuttavia la riflessione che il romanzo induce sul tema della pena di morte, applicata a un caso limite: un eccidio gratuito e feroce (“è stato solo come colpire dei bersagli a un tiro a segno”), spropositato rispetto al bottino (“Quanto denaro avete ricavato dai Clutter? Tra i quaranta e i cinquanta dollari”) e alla mitezza delle vittime, in un caso di cronaca che ebbe ampia eco nel novembre del 1959…
Ebbene, di fronte a tale atrocità, sembrerebbe automatico ritenere inevitabile la pena capitale (“Il suo delitto era imperdonabile ed era convintissimo di dover salire quei tredici gradini”). Eppure – sarà per la costruzione della storia, sarà per la caratterizzazione dei personaggi - nelle ultime pagine anche il lettore più giustizialista e forcaiolo potrebbe rimanere spiazzato. Almeno così credo.
Buchi di Ugo Cornia (i-libri)
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A cinquant’anni suonati la decisione di acquistar casa in via Giardini propizia una serie di ricordi e suggestioni che per Ugo Cornia assumono le sembianze di… Buchi (“Se ci fosse un grande buco”).
Che sia un mobile di famiglia (“Ma la storia dell’angoliera delle Nannini… E una volta, che il papà gli era venuto uno di quei pomeriggi che aveva la mania di pulire e fare ordine, erano pomeriggi in realtà di pura furia…”) o una vecchia radiografia rinvenuta in un tiretto (“Le mamme tengon le lastre del cranio da bimbi dei loro adorati figli. Perché?”), ogni occasione (“Mia sorella chiama amici antiquari: stimare, dividere”) è buona per ripercorrere con la tecnica delle libere associazioni del pensiero – un meccanismo che si riflette direttamente sullo stile estemporaneo e sull’espressione spontanea – la sequenza delle morti dei familiari che hanno popolato, e ancora popolano da autentici fantasmi, la vita dello scrittore modenese. E se la morte colpisce perfino l’indistruttibile zia Bruna (“La zia Bruna, finalmente, punta da calabrone… Niente shock anafilattico, zia Bruna disperata, ma come sempre sopravvissuta”), chi sarà il prossimo in questo ciclo che tutto abbraccia e travolge (“Muore anche la zia Bruna. Finito. Il prossimo son io. Se tutto andrà secondo natura”)?
Agostino di Alberto Moravia(i-libri)
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Quattro capitoli per tracciare come Agostino realizzi la scoperta: così poco impiega Alberto Moravia per disegnare la tumultuosa, concitata transizione estiva del “ragazzo dai pantaloni corti”.
La rivelazione
Il sesso lo si può variamente scoprire. La traslata "scena primaria" di Agostino si svolge allo stabilimento Vespucci: viene illustrata e mimata dai “figli di marinai e di bagnini”, ai quali il ragazzo borghese si affida (“Dice che vuole giocare anche lui a guardie e ladri”) per sfuggire al disagio di presenziare alle escursioni in pattino della bella madre e dell’aitante giovanotto che la corteggia (“Era al bagno Speranza”).
Una rivelazione è sempre violenta, se non viene mediata o attenuata da un interprete: “Era, la nozione, simile ad un oggetto rutilante e abbagliante che non si può guardare per lo splendore che emana… Gli pareva di averla sempre posseduta; ma mai risentita con tutto il suo sangue come in quel momento.”