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Le recensioni di Bruno Elpis

Il taccuino perduto. Un’inchiesta di Monsieur Proust di Pierre-Yves Leprince (qlibri)

coverViveva seguendo un tempo proprio

Pierre-Yves Leprinceimmaginache Noël, un ragazzino che presta servizi di fattorino presso l’albergo di Versailles ove provvisoriamente alloggia Marcel Proust, ritrovi Il taccuino perduto (“Quel taccuino… contiene lo schema del mio articolo”) dall’autore de “La recherche du temps perdu” (“Noi viviamo seguendo il tempo dell’orologio, lui viveva seguendo un tempo proprio, scavava e dilatava le ore…”).

Tra apprendista detective e scrittore si crea un’empatia molto intensa, corroborata da comuni interessi (“Avete studiato musica con Gustave Charpentier… la Luisa”), propensioni naturali (“Il dono più grande che ci sia: preoccuparsi delle proprie azioni e non delle apparenze, della realtà che ci circonda e non di se stessi”) e affinità (“Capite che apparteniamo alla stessa famiglia, quella degli investigatori?”). 

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A sangue freddo di Truman Capote (qlibri)

coverCome colpire dei bersagli a un tiro a segno 

“A sangue freddo” di Truman Capote è il progenitore del romanzo non fiction: ripercorre in modo analitico e dettagliato un caso di cronaca dinnanzi al quale il mondo inorridì nel novembre del 1959, quando due balordi sterminarono un’intera famiglia –  i Clutter - a Holcomb, Kansas. 

Gli ambienti familiari e le atmosfere cittadine vengono radiografati con dovizia di particolari e descrizioni. La strage viene ricostruita attraverso le confessioni dei due omicidi, senza troppo indugiare sui particolari macabri.
La storia vive delle tensioni: tra efferatezza del delitto e fatuità del movente; tra la purezza cristallina delle vittime e l’atrocità malata dei carnefici; tra le differenti fisionomie dei criminali. Perry (“I doni di sua madre erano evidenti; meno lo erano quelli del padre, un irlandese lentigginoso…”) è vittima di un disastro famigliare ed educativo, ha un profilo criminale (“Si convinse che Perry era… un assassino nato… capace… di ammazzare con il massimo sangue freddo”) e distorsioni che non lo esentano da una sensibilità particolare nella quale lo stesso Capote s’identifica; Dick è cinico e superficiale, forse risente di un incidente che ha alterato il suo equilibrio psico-fisico (“La contrazione muscolare del sorriso restituiva quel volto alle giuste proporzioni…”)… vero è che anche il caso agisce da detonatore (“Se non avesse mancato Willy-Jay… non sarebbe stato lì davanti a un ospedale ad aspettare che Dick ne uscisse con un paio di calze nere”). 

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Una donna di Sibilla Aleramo (qlibri)

coverPerché nella maternità adoriamo il sacrifizio? 

“Una donna” è l’alter ego di Sibilla Aleramo,autrice spesso indicata come vessillo del femminismo italiano d’inizio secolo XX. “Una donna” è anche la dolorosa, autobiografica storia di una persona sulla quale si stampano le tristi esperienze dei genitori – un padre forte, ma anche infedele; una madre esaurita (“Oh la voce di mia madre, già diversa, che diceva cose incoerenti!”) e propensa al suicidio - e le ombre inquiete di un matrimonio senza amore. 

Il percorso dell’autocoscienza si compie attraverso un’infanzia trascorsa in una città di provincia sul mare, una gioventù passata a Roma, infine una maturità raggiunta a Milano: ogni luogo è teatro dei tradimenti, delle violenze fisiche e degli stereotipi culturali che relegano la donna in ruolo supplice e subordinato. O in posizione di debolezza e svantaggio. 

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Essere vivi di Cristina Comencini (qlibri)

cover“Ho vissuto due vite, molto diverse tra loro” 

Fresco fresco di premio Cesare Pavese 2016, “Essere vivi” di Cristina Comencini ha per protagonista Caterina. Figlia adottiva di Graziella, una donna piena di vita e di esuberanza, Caterina (“Ho questa capacità, mi viene dall’infanzia: vedo qualcuno e associo velocemente delle scene, delle situazioni”) sente di avere due anime (“Io ho vissuto due vite, molto diverse tra loro”), una legata alla vita prima dell’adozione, l’altra cronologicamente successiva (“La mia seconda madre vedeva i primi sei anni lontani da lei”): due essenze distinte e configgenti, che non si sono mai fuse in modo armonico e che emergono con prepotenza quando da Atene giunge la notizia inaspettata del suicidio della madre. Possibile che una donna così volitiva e innamorata della vita abbia deciso di seguire la sorte di Sebastiano, l’artista bipolare per il quale Graziella ha abbandonato il marito? 

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