Le recensioni di Bruno Elpis
La cura Schopenhauer di Irvin Yalom (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
In cosa consiste La cura Schopenhauer secondo Irvin Yalom?
Julius Hertzfeld è un anziano psicoterapeuta. Quando gli viene diagnosticato uno dei tumori più aggressivi, ma gli viene garantito ancora un anno di vita in condizioni accettabili di salute, dopo il panico naturale che consegue alla notizia, si concentra su un pensiero: come approfittare del tempo che gli rimane? Il ragionamento e il sentimento lo conducono a una conclusione: l’attività che maggiormente lo coinvolge è proprio la sua professione (“Prima del melanoma non avrei mai detto che ero innamorato del mio gruppo”). In modalità critica e consuntiva, Julius si concentra sulla sua esperienza passata, sceglie una delle poche persone con le quali ha fallito la terapia (“Vuoi un fallimento? Si disse. Quello era stato un fallimento”) e lo contatta.
Philip Slate era affetto da mania compulsiva (“Tiene il conto delle partner, una tabella segnapunti, e negli ultimi dodici mesi ha fatto sesso con novanta donne diverse”) e si dichiara “guarito” grazie all’ispirazione che ha tratto dallo studio di Schopenhauer: un filosofo originale e critico, misantropo e sociopatico.
Philip intende intraprendere la professione di terapeuta (“Adesso sono anch’io un terapeuta”) e accetta di partecipare alla terapia di gruppo di Julius in cambio del patrocinio necessario per abilitarsi (“E quindi intendi offrirmi conforto descrivendomi come il Buddenbrook morente di Mann ricevette consolazione da Schopenhauer?”).
Quando Philip viene introdotto nelle sedute collettive, la sua personalità imbevuta di pessimismo (“La favola del porcospino, uno dei brani più noti di tutta l’opera di Schopenhauer, ci comunica la sua visione gelida delle relazioni umane”) altera gli equilibri in atto. Tra i soggetti in terapia vi è una donna, Pam, che è stata vittima della sua mania compulsiva (“In un gruppo di terapia una donna incontra un uomo che molti anni prima era stato suo professore e l’aveva sfruttata sessualmente”).
I capitoli che ripercorrono la biografia (“Goethe voleva qualcuno che criticasse la sua complessa opera sulla teoria dei colori”) e le opere di Schopenhauer si alternano alla cronaca degli incontri del gruppo in un intreccio interessante nel corso del quale emergono le patologie dei partecipanti e le loro inter-relazioni. Fino all’emersione delle contraddizioni insite nella guarigione di Philip (“Schopenhauer ti ha curato, ma adesso hai bisogno di essere salvato dalla cura Schopenhauer”).
Il romanzo è complesso, psicologicamente interessante e consente di ripercorrere il pensiero di un filosofo (“Come è inquietante incontrare un pensatore così dotato e tuttavia così aggressivo dal punto di vista sociale, così preveggente e tuttavia così incapace di vedere”) che rappresenta una delle radici della psicanalisi freudiana e una delle prime brecce che nel mondo occidentale si aprono sulle filosofie orientali (“All’età di 17 anni… fui colto dalla disperazione di vivere come il giovane Buddha dinanzi alla visione della malattia, della vecchiaia, del dolore e della morte”).
Bruno Elpis