Le recensioni di Bruno Elpis
Anteprima mondiale di Aldo Nove (qlibri)
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C’è in giro moltissima realtà
Anteprima mondiale di Aldo Nove sta a Woobinda dello stesso autore come il secondo decennio degli anni 2000 sta agli anni Novanta (o come il post-cannibalismo sta al movimento letterario dei cosiddetti Cannibali).
I tempi da allora sono cambiati, nulla è mutato (“C’è in giro moltissima realtà”), tutto è più complicato (“L’Europa è un posto in cui si arriva morendo”) ma drammaticamente riconducibile al vuoto, alla perdita dei valori, all’impoverimento dei rapporti interpersonali.
Il pessimismo è feroce, sboccato, pornografico.
Gli eroi tragicomici sono, ad esempio, gli amici Gianni e Michele. ll primo vive ancora con i genitori, non avendo una propria identità professionale né autonomia economica: una terrificante disavventura erotica lo allontanerà in via definitiva da mamma e papà. Insieme, Gianni e Michele formano l’improbabile coppia di padrone squattrinato e maggiordomo senza domus da gestire.
La foresta in fiore di Yukio Mishima (i-libri)
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La foresta in fiore è il titolo del primo dei cinque racconti scritti da Yukio Mishimain giovane età (diciassette anni), nella sua cosiddetta fase romantica.
Lo spirito degli antenati e dell’identità familiare delle radici anima “La foresta in fiore”: un racconto che fonde ricordi (“Alle orecchie di un bambino che non riusciva a prendere sonno spaventato dalle intricate venature delle assi del soffitto, quel fischio… risuonava piuttosto come una dolce e sconosciuta melodia”), paure (“Dietro a uno degli angoli si nascondeva sicuramente la malattia”) e angosce infantili (“Quelle impronte digitali mi ricordavano le venature del legno del soffitto che non mi facevano dormire, i geroglifici che la malattia abitualmente usa”), che affiorano dalle immagini (“La nebbia d’autunno passava attraverso il cancello posteriore simile a un branco di bianchi animali”) e dalle rappresentazioni (“Un tram senza passeggeri né conducente arrivava da una grande strada luminosa di un antico mondo sconosciuto – la luce abbagliante sembrava versata da un secchio…”) insieme ai desideri (“Io so dove sono nascosti i miei desideri. Essi sono come un fiume che scorre veloce, qualsiasi punto della sua corrente muta di continuo”) e alle intuizioni (“Gli esseri umani possono avere per un attimo la percezione totale delle cose”) artistiche (“La sua vita interiore sembrava essersi esaurita, e per l’usignolo notturno del desiderio le occasioni di cantare erano diventate davvero poche”) dell’adolescente Mishima.
La vita che si ama di Roberto Vecchioni (qlibri)
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Quello di oh oh cavallo?
Roberto Vecchioni rappresenta “La vita che si ama” in racconti e versi dedicati ai figli.
I racconti talvolta traggono spunto da (e distorcono) esperienze reali, ispirate dalla vita del docente e del cantautore.
Al primo profilo (quello dell’insegnante) appartiene un episodio nel quale Vecchioni, presidente di commissione d’esame di maturità, con sensibilità paterna combatte la caparbia volontà di autodistruzione di uno studente deluso (“Mi ha chiesto se Orfeo era sceso agli inferi più per sconfiggere i dèmoni che per riprendersi Euridice”) e lo induce a reagire facendo propria l’interpretazione che Cesare Pavese diede al mito di Orfeo nei Dialoghi con Leucò. In un altro racconto (Il biliardo di Chomsky) il compositore di “Luci a San Siro” (canzone della quale in questo libro viene narrata la genesi) affronta la confessione di un altro studente, che confida al professore, esperto di tragedie greche, di essersi innamorato… della sorella.
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Fiori per un vagabondo di Gianni Simoni (i-libri)
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Un clochard viene ucciso. Qualcuno con pertinacia depone fiori sul luogo del delitto: sono i “Fiori per un vagabondo” di Gianni Simoni.
“Un mazzo di fiori di campo, legato con un pezzo di nastro argentato, era appoggiato contro il muro dell’edificio, là dove il vagabondo era stato colpito.”
Si occupa del caso Carlo Petri, giudice in pensione, che conduce l’indagine a supporto del commissario Miceli.
Il magistrato espone i suoi sospetti e le personali induzioni alla moglie Anna, figura che rimane nell’ombra del romanzo, ma che non manca di offrire spunti utili all’indagine.
Nella prima parte della narrazione Petri cerca di attribuire un’identità al vagabondo, scavando nella vita anteriore (“La scuola elementare De Amicis. Il crollo di un’ala dell’edificio, in cui persero la vita due bambini…”) e posteriore alla drammatica scelta di vivere per strada.
Nella seconda parte si formulano ipotesi sull’omicida (“O è stata la moglie, direttamente o per interposta persona, oppure sono stati i genitori delle vittime di quel crollo…”) per giungere a una conclusione sempre più evidente con il procedere della lettura.
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