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Le recensioni di Bruno Elpis

Il grande male di Georges Simenon (i-libri)

coverIl grande male” di Georges Simenon è quello del quale si macchia la signora Pontreau, vedova matriarca che non esita a sbarazzarsi del genero per ereditarne la fattoria della quale è proprietario (“La Pré-aux-Boefus sarò messa all’asta”), nonostante l’opposizione del consuocero (“Se non ci sono carte che dicono che i beni sono del coniuge superstite, lei, signor Nalliers, ha diritto alla metà e basta”). 

Il delitto è atroce, perché la vedova approfitta di una crisi epilettica di Jean Nalliers per spingerlo dall’alto del fienile.
Nonostante i tentativi di depistare i gendarmi (“Io so solo che uno degli uomini di La Pallice l’ha minacciato”), la verità trapela, perché probabilmente all’omicidio ha assistito la Naquet, la domestica a ore un po’ svitata che, a modo suo, forse ricatta l’omicida. 

Nel clima agreste della trebbia (“L’odore di una casa di campagna ben tenuta e che sa di fieno, di cera e di frutta messa a maturare”), sullo sfondo fosco del mare de La Rochelle e nell’atmosfera paesana e pettegola di Nieul-sur-mer (“Rimase un attimo immobile per capire cosa c’era di strano intorno a lei”), la sagoma della Naquet si muove con sembianze d’insetto (“Su quella distesa di terre coltivate, si muoveva, simile a un insetto grottesco, la sagoma nera della Naquet”) e la tenacia della Pontreau tenta di incatena a sé (“Quei muri che costituivano le frontiere della famiglia, anzi… i bastioni!”) le figlie Hermine, Viève e Gilberte con il triplice risvolto: l’accettazione, la ribellione, la tragedia. 

Bruno Elpis 

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