Le recensioni di Bruno Elpis
Quando cadono le stelle di Gian Paolo Serino (i-libri.com)
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- Scritto da Bruno Elpis
Nel suo primo romanzo Gian Paolo Serino intrattiene la nostra attenzione su un fenomeno sociale ed esistenziale che ha sempre più intaccato il modello occidentale affermatosi durante l’era contemporanea: “Quando cadono le stelle”…
In senso figurato le precipitazioni astrali sono infatti un meccanismo forse insito e ineluttabile nel paradigma americano pesso fotocopiato ed esportato anche oltreoceano: se da un lato il sistema porta a far risplendere le stelle secondo le leggi dell’accelerazione del successo e le dinamiche subliminali del sogno, al tempo stesso il cosmo capitalistico disintegra frettolosamente le stelle e impietosamente rifulge delle polveri nelle quali le celebrità si disintegrano.
Autocombustione necessaria?
Implosione inevitabile?
Colpa del consumismo?
Conseguenza della logica dell’effimero?
Postumo dell’imperscrutabile malattia che corrode l’artista?
Effetto collaterale della fama?
Chi può saperlo… Vero è che Gian Paolo Serino prima interiorizza e poi sventaglia nel suo romanzo alcune storie emblematiche di chi ha patito la smania del successo e, a parer mio, formula un sospetto che può apparire di una semplicità disarmante e che – per connessione d’argomento – richiama alla mente un aforisma di Charles Bukowski (la cui storia NON è presente nel romanzo): “Che fine ha fatto la semplicità? Sembriamo tutti messi su un palcoscenico, e ci sentiamo tutti in dovere di dare spettacolo.”
E allora, dunque, cosa succede Quando cadono le stelle?
In questo breve commento al romanzo (e nella nostra interpretazione) cercheremo di esemplificare assumendo alcuni spunti da un’opera prima che in questi mesi viene presentata e diffusa con iniziative originali e nuove: il giro-camper, il legame simbiotico con il tessuto delle librerie e delle biblioteche…
Quando cadono le stelle?
“Edgar non poté credere ai suoi occhi. Ti facevano bere gratis!”
Una stella cade se il cielo è troppo vuoto. Un uomo muore se gli altri approfittano di lui e lo mercificano. A quel punto, anche e soprattutto il migliore degli artisti si sente “solo, come nei suoi racconti. Solo, come tra i suoi demoni di vetro infranti nel sogno di una bottiglia che lo rincuorasse e che lo portò alla morte”.
Quando cadono le stelle?
Le stelle cadono se infrangono le leggi del firmamento. A volte cadono per il troppo brillare. Come dire: l’ansia da prestazione (“Perché ormai somiglio più a un brand che a uno scrittore?”), il timore del giudizio altrui e, per converso, l’ipocrisia del giudizio (“La gente con cui ho a che fare ha il terrore di dirmi cosa pensa veramente dei miei libri”), l’asservimento dell’arte alle leggi del mercato (Betty Love, “la shampista. Lei sì che è un genio del marketing”)…
Quando cadono le stelle?
Quando prevalgono le ossessioni e la paura di fallire, e non ci si abbandona a sentimenti elementari e veri (“Tutto quello che voleva era solo che suo padre le desse un bacio”): così accade nella terribile storia di Rosemary K. che la mano di Gian Paolo ritrae come in un dramma di Tennessee Williams (ndr: Improvvisamente l’estate scorsa).
Sono soltanto tre cenni tratti dall’opera, le storie sono lì da leggere, evocative e coinvolgenti, sino al gran finale al MOMA di New York dove l’arte e i personaggi si fondono come in una plastica installazione d’avanguardia: da guardare con un occhio posato sull’infelicità che produce lo star system, l’altro puntato – per strabismo – verso principi tanto evidenti quanto invisibili pur se enunciati da oriente (“La vita è molto semplice, ma noi insistiamo col renderla complicata” – Confucio) a occidente (“Le cose più semplici sono le più straordinarie, e soltanto un saggio riesce a vederle” - Paulo Coelho)…
Bruno Elpis
A questo link http://www.i-libri.com/scrittori/scrittore-non-lo-considero-un-mestiere-unesigenza-intervista-gian-paolo-serino/ potete leggere l’intervista che abbiamo realizzato con l’autore prima della pubblicazione del romanzo.