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Le recensioni di Bruno Elpis

La teologia del cinghiale di Gesuino Némus (qlibri)

coverUn sardo gesuita, praticamente un mostro 

Gesuino Némus pare sia uno pseudonimo, “La teologia del cinghiale”  è l’opera che si è aggiudicata il premio Campiello 2016 opera prima.
La scena del romanzo è una paesino del nuorese. Corre l’anno 1969. Nell’intorno della notte in cui le duemila – o poco più - anime di Televras sono impegnate ad assistere allo sbarco dell’uomo sulla luna, capita di tutto: un latitante viene ritrovato morto ammazzato, sua moglie s’impicca, il figlioletto Matteo sparisce nel nulla… 

Matteo è un dodicenne intelligentissimo: il parroco, don Cossu (“Un sardo gesuita, praticamente un mostro”), l’ha adottato in canonica, forse per lui sogna un futuro degno delle sue abilità intellettuali e musicali. Insieme a lui, ma in ruolo subordinato e recessivo: Gesuino Némus, uno strano orfanello (“Pensate che fortuna: non avere la nozione di padre e di madre”). Qualcuno dice che sia figlio del matto del villaggio. Vero è che non parla, ma sogna di diventar scrittore. Lo diventerà nella clinica ProSpesSalutis (“Oggi sono un po’ trasgressivo e mi sento come Céline che era lo scrittore preferito del prof. Carlo Schengen, anche se io prima di conoscere lui ero convinto che fosse una donna”). Ma la mente corre sempre là, ai tempi in cui sotto l’occhio paterno di un prete un po’ fuori dalle righe, tra due bambini era scoppiata una complicità più unica che rara (“Dopo che vedemmo quella cosa nella caverna di Monte Corongiu”)… 

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Le regole del fuoco di Elisabetta Rasy (qlibri)

coverQuesta è stata la mia Caporetto 

Le regole del fuoco” (romanzo secondo classificato al premio Campiello 2016), così come le vede Elisabetta Rasy, nel romanzofinalista al Campiello 2016, vengono declinate nell’esperienza della napoletana Maria Rosa Radice e della comasca Eugenia Alferro, entrambe coinvolte da una scelta coraggiosa ai tempi della grande guerra (“Partivo per il Nord, per la guerra, per il fronte come infermiera volontaria”). 

Hanno motivazioni differenti: l’una è fuggita all’ambiente annoiato dell’aristocrazia napoletana  (“Ero venuta al fronte non per amor di patria ma per odio”), l’altra persegue un sogno professionale ambizioso per una donna d’inizio XX secolo e, anche per questo, sembra più adatta agli orrori e alle mutilazioni della guerra.
Pur essendo così diverse (“Mio padre è morto e il tuo?... Mio padre è socialista e crede a questa guerra”), le due giovani donne s’innamorano e vivono una struggente storia d’amore saffico tra le veglie in corsia, i bombardamenti, la fuga (“Questa è stata la mia Caporetto”)…

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La prima verità di Simona Vinci (qlibri)

coverNon ci sono molte alternative al cinismo 

La prima verità”, nel romanzo vincitore del premio Campiello 2016 di Simona Vinci, affiora in un romanzo duro, composto da quattro parti che rappresentano un sistema di vasi comunicanti. 

Nella prima sezione, Angela e Lina, due giovani donne che ben presto si legano anche sentimentalmente, partecipano al programma “di un gruppo di operatori psichiatrici triestini che avrebbe lavorato alla deistituzionalizzazione dell’ospedale”. L’ospedale è l’orribile manicomio dell’isola di Leros, nel quale il repressivo regime dei colonnelli greci cercò di confinare i malati di mente. Due psichiatri, la dottoressa Lellis e il dottor Moros (“Sono diventato psichiatra per curare la testa della gente e mi ritrovo qui a fare il domatore di leoni”), dirigono la struttura senza porsi troppi problemi etici (“Qui non ci sono molte alternative al cinismo”). 

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Le regole del fuoco di Elisabetta Rasy (i-libri)

coverQuali sono “Le regole del fuoco”? 

Le ricaviamo dal romanzo di Elisabetta Rasy, finalista al Campiello 2016, grazie alla protagonista narratrice, Maria Rosa Radice, e alla sua amica, Eugenia Alferro. 

Entrambe s’incontrano nell’ospedale al fronte (“L’ospedale da campo di S., l’ospedale più avanzato del Carso, forse il più pericoloso”), mentre la prima guerra mondiale divampa tra orrori e vittime.
Diverse per estrazione sociale, provenienza geografica e con differenti motivazioni – l’una è fuggita alla noia dell’aristocrazia napoletana (“La seconda guerra, che mia nonna aveva passato al tavolo da gioco persino sotto i bombardamenti”), l’altra, comasca, persegue il sogno di diventare medico (“Dovrò imparare molte altre cose, invece, perché anch’io voglio fare il dottore”) – dopo un inizio difficile e contrastato (“Non ti vergogni?”), grazie alle circostanze (“Poi ci hanno informato che avremmo diviso la stanza”) diventeranno amanti e avranno modo di vivere una storia d’amore ai margini dell’impegno in corsia (“C’era sempre qualcuno che piangeva la notte”), nel clima incandescente e periglioso del conflitto. 

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