Le recensioni di Bruno Elpis
Le regole del fuoco di Elisabetta Rasy (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Quali sono “Le regole del fuoco”?
Le ricaviamo dal romanzo di Elisabetta Rasy, finalista al Campiello 2016, grazie alla protagonista narratrice, Maria Rosa Radice, e alla sua amica, Eugenia Alferro.
Entrambe s’incontrano nell’ospedale al fronte (“L’ospedale da campo di S., l’ospedale più avanzato del Carso, forse il più pericoloso”), mentre la prima guerra mondiale divampa tra orrori e vittime.
Diverse per estrazione sociale, provenienza geografica e con differenti motivazioni – l’una è fuggita alla noia dell’aristocrazia napoletana (“La seconda guerra, che mia nonna aveva passato al tavolo da gioco persino sotto i bombardamenti”), l’altra, comasca, persegue il sogno di diventare medico (“Dovrò imparare molte altre cose, invece, perché anch’io voglio fare il dottore”) – dopo un inizio difficile e contrastato (“Non ti vergogni?”), grazie alle circostanze (“Poi ci hanno informato che avremmo diviso la stanza”) diventeranno amanti e avranno modo di vivere una storia d’amore ai margini dell’impegno in corsia (“C’era sempre qualcuno che piangeva la notte”), nel clima incandescente e periglioso del conflitto.
Ma torniamo alla domanda iniziale: quali sono “Le regole del fuoco”?
Un principio è certamente quello che va sotto il nome di coincidentia oppositorum (“Quel fetore mi disgustava e mi incantava”).
Un'altra regola riguarda le donne: il loro ruolo (“Per le donne i tempi non cambiano mai”), le difficoltà che incontrano, i pregiudizi che devono vincere (“Quando il domatore aveva deprecato la nostra presenza, tutte noi abbiamo abbassato gli occhi”). Specialmente agli albori del XX secolo, ma anche no.
Vale poi il principio della precarietà (“Non avevo pensato che a Mestre dovevamo dividerci, tu in treno verso Milano, io verso il Sud”). E quello dell’inaspettata possibilità (“Soltanto una situazione terribile e orribile come la guerra ci concede di amarci come vogliamo”) di vivere un amore infelice sì (“Per me nessuna vittoria, ancora e sempre Caporetto”), ma capace di modificare il corso della vita (“Io amerò il mare se tu amerai il lago”) dinnanzi alla prospettiva di una condanna proiettata in tempo di pace (“Dovremo nasconderci, fingere, comunque ci sentiremo in pericolo, può darsi che ci umilieranno, può darsi che capiranno e ci condanneranno”).
Memore del successo di Brokeback Mountain, che ha intaccato lo stereotipo del cow boy, in modo omologo e complementare questo romanzo si candida a travolgere anche il cliché dell’infermiera?
Bruno Elpis