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Le recensioni di Bruno Elpis

Se avessero di Vittorio Sermonti (i-libri)

coverRomanzo finalista al premio Strega 2016, “Se avessero” diVittorio Sermonti è un esercizio mentale e narrativo per immaginare cosa avrebbe potuto essere una vita se un evento avesse avuto uno svolgimento diverso da quello reale.

L’evento: dopo la liberazione (“E alla fine di aprile di quel 1945 non successe la liberazione…?”), si presentano nella casa del narratore, allora adolescente, tre partigiani con il mitra spianato. Cercano il fratello più grande, un ragazzo dal passato non proprio limpido (“Si era arruolato… nell’esercito tedesco onde evitare di essere associato, sosteneva, alla fellonia del re fellone”). Assiste alla scena l’intera famiglia: genitori e numerosa figliolanza. Con un espediente (“Egli, come attestava il tesserino nero e rosso… era da un po’ clandestinamente comunista libertario”) il fratello la fa franca e i partigiani abbandonano il campo senza sparare.

Ne seguono ragionamenti e divagazioni sulla vita, su amori e rapporti familiari (“L’amica della mia piccola sorella sabauda. Be’, era ebrea”), sulla storia del dopoguerra, a ruota libera, ma con alcune tracce: “?) temino Fumo, ?) temino Confidenze e Balle, per ritornare all’insaziabile temone dell’Amore, ?)… il tema eponimo:… il che cosa avrei fatto, il chi sarei diventato se avessero sparato a mio fratello”. 

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La felicità dell’attesa di Carmine Abate (qlibri)

coverVoglio diventare una farfalla 

La felicità dell’attesadi Carmine Abate è rimandata, di generazione in generazione, nelle pagine che ripercorrono partenze e ritorni, emigrazioni e viaggi, speranze e disillusioni, promesse e smentite. 

Il capostipite è Carmine Leto: torna dall’America sposato a una creola e, a Hora, paese natale del crotonese, fonda villa Shirley e la sua dinastia. Abile capomastro, incappa in due loschi figuri, i fratelli Malvasia, che sono causa della sua morte.
Protagonista del romanzo è il figlio Jon (“Jon Leto non avrebbe mai tradito impunemente un sogno”), che emigra una prima volta con intenti vendicativi (“Era partito alla ricerca dei micidianti del padre”) e in America s’innamora della leggendaria Marylin Monroe (“Quando muoio, voglio diventare una farfalla”), non  ancora famosa (“Jon, lo sai che assomigli sempre di più all’attore Clark Gable?”), ma già inquieta. E bellissima.

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L’altare dei morti di Henry James (i-libri)

coverUna strana tendenza, quella di George Stransom, protagonista de L’altare dei morti diHenry James: ha un rapporto viscerale con i suoi morti, con l’amata moglie in particolare (“Mary Antrim non era l’unico fantasma della sua vita”), vive con loro nella quotidianità (“E loro erano lì, accanto a lui, forti di quell’essenza semplificata, più intensa, di quell’assenza consapevole, di quella pazienza eloquente, così corporei e presenti che pareva avessero soltanto perduto l’uso della parola”) e non tollera la tendenza che altri hanno di rifarsi una vita quando il coniuge muore. Come è accaduto alla defunta signora Creston, tradita da “l’uomo al quale aveva consacrato la sua vita e per il quale vi aveva rinunciato, morendo nel dargli un figlio…” 

Naturale per quest’uomo, dunque, frequentare assiduamente una chiesa, ove ha realizzato un altare che gli consente di alimentare il culto con i defunti, in un rapporto intenso e bidirezionale.
E lì, al cospetto dell’altare dei morti, il nostro eroe conosce una donna che sembra avere i suoi stessi funerei gusti. Come talvolta accade, l’affinità conduce dritta dritta alla frequentazione (“Stavano invecchiando insieme nell’ottemperanza del loro rituale”). E così George scopre che la donna coltiva sì lo stesso culto, ma al singolare: perché i suoi riti hanno un unico destinatario, l’amante che – guarda caso! – è stato in vita un antagonista di George (“Acton Hague era morto… di una malattia causata dal morso di un serpente velenoso”). 

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Incubo di Wulf Dorn (qlibri)

coverPerché sono sopravvissuto? 

L’Incuboche occupa le pagine dell’ultimo romanzo di Wulf Dorn è quello di Simon, un adolescente che ha subito lo choc della perdita di entrambi i genitori in un tragico incidente d’auto. 

Uno strano senso di rimorso (“Perché mi sono salvato? Mi sento colpevole”) si combina ad altre paure nel complicato profilo psicologico di Simon (“Forse dovrei lasciare il foglio bianco, pensò. Sarebbe stato il modo migliore per descrivere la sua paura del vuoto, dell’abbandono, della solitudine”), che – dopo la psicoterapia – deve affrontare nuovi, forzati cambiamenti imposti dalla sua condizione di orfano destinato al collegio (“Un’altra decisione che Tilia e Michael avevano preso a sua insaputa”), in una lotta nella quale è solo, tra tanti lupi, legato al fratello Michael (“ironico e insolente”), che sta per trasferirsi con la fidanzata, e con una sola amica: Caro…

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