Le recensioni di Bruno Elpis
Teoria delle ombre di Paolo Maurensig (i-libri)
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Paolo Maurensig formula la “Teoria delle ombre” e riapre –almeno in senso romanzesco - il caso della morte di un campione di scacchi (“Quell’uomo è Aleksandr Aleksandrovic Alechin, più noto come Alexandre Alekhine”).
Lo scacchista sovietico ha un passato ambiguo: sospettato di collaborazionismo per via di un’imbarazzante frequentazione, quella con il mecenate Hans Frank, ripara a Estoril dove si appresta a preparare la sfida che decreterà il campione mondiale degli scacchi.
Nell’albergo vuoto, ma che pian piano si va popolando con l’arrivo della bella stagione, Alexandre Alekhine conduce una vita appartata e semplice: la passeggiata mattutina (“Arrivati in prossimità del faro, si fermarono qualche minuto a osservare il volo di centinaia di procellarie che riempivano l’aria con uno strepito assordante”), la frequentazione di Neumann, un violinista ebreo, i ricordi del passato.
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Questa vita tuttavia mi pesa molto di Edgardo Franzosini (i-libri)
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“Questa vita tuttavia mi pesa molto” diEdgardo Franzosini ha per protagonista Rembrandt Bugatti, rampollo della famiglia che ha dato il nome alla celebre casa automobilistica famosa per le vetture sportive e dell’anteguerra.
E se è vero che talvolta nel nome è scritto il destino di chi lo porta, Rembrandt non rinnega la propria indole artistica e rifiuta di proseguire l’attività di famiglia per dedicarsi alla scultura, prediligendo come soggetti gli animali.
“Nessuna modella e nessun modello salgono da Rembrandt Bugatti. Che faccia farebbe Madame Soulimant se vedesse i modelli delle sculture di Bugatti… pellicani, antilopi, leopardi, leoni della Nubia, rinoceronti indiani, gazzelle di Grant, elefanti, pitoni, tigri, giaguari, cervi, condor, bisonti, formichieri.”
Per realizzare le proprie opere, l’artista frequenta lo zoo di Parigi e quello di Anversa, irresistibilmente attratto da soggetti nei confronti dei quali matura una filosofia originale e intensa (“E guarda con invidia alla loro beata inconsapevolezza”).
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Incubo di Wulf Dorn (i-libri)
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Nell’Incubodi Wulf Dorn tornano elementi e meccanismi che uno dei più celebri autori di psicothriller ha sperimentato per la prima volta ne “La psichiatra”.
Simon è un adolescente dal profilo psicologico compromesso dal tragico incidente nel quale entrambi i genitori hanno perso la vita (“Perché mi sono salvato? Mi sento colpevole”).
Soffre di “lieve disturbo autistico”, ha vuoti di memoria – vuoi per la commozione cerebrale subita, vuoi per choc – ed è perseguitato da un sogno ricorrente: quello nel quale tenta di aprire una porta nel bosco (“Sarebbe tornato lassù molto presto. Come ogni notte. Continuamente. Finché non fosse riuscito a vedere al di là della porta”).
Simon è reduce dalla terapia del dottor Jan Forstner (“I brutti sogni… è come fare le pulizie di primavera nella tua testa, una specie di igiene mentale che ti aiuta a elaborare l’accaduto”), è più fragile che mai e afflitto da fobie. Come quella – comprensibile - per le autovetture (la motorfobia, da non confondere con l’amaxofobia).
L’addio di Antonio Moresco (qlibri)
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Perché cantate, tremate e piangete?
Antonio Moresco pronuncia “L’addio” in una storia tetra e martellante tanto nello stile narrativo enumerante azioni quanto nell’incalzare degli interrogativi pseudo-filosofici.
La città della morte e la città della vita sono in contatto tra di loro, non si sa bene quale sia il prius, quale il post.
Le scene iniziali si svolgono nella città dei morti: l’oltretomba assomiglia tanto al nostro mondo, ma è afflitta da una litania straziante (“Tutta la citta dei morti era percorsa da un coro verticale di voci di bambini morti”) che induce D’Arco, poliziotto trapassato nell’affrontare il caso dei serial killer nubendi (!), a tornare nella contigua città dei vivi per estirpare l’origine del male (“Perché cantate e intanto tremate e piangete?”).