Le recensioni di Bruno Elpis
Teoria delle ombre di Paolo Maurensig (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Paolo Maurensig formula la “Teoria delle ombre” e riapre –almeno in senso romanzesco - il caso della morte di un campione di scacchi (“Quell’uomo è Aleksandr Aleksandrovic Alechin, più noto come Alexandre Alekhine”).
Lo scacchista sovietico ha un passato ambiguo: sospettato di collaborazionismo per via di un’imbarazzante frequentazione, quella con il mecenate Hans Frank, ripara a Estoril dove si appresta a preparare la sfida che decreterà il campione mondiale degli scacchi.
Nell’albergo vuoto, ma che pian piano si va popolando con l’arrivo della bella stagione, Alexandre Alekhine conduce una vita appartata e semplice: la passeggiata mattutina (“Arrivati in prossimità del faro, si fermarono qualche minuto a osservare il volo di centinaia di procellarie che riempivano l’aria con uno strepito assordante”), la frequentazione di Neumann, un violinista ebreo, i ricordi del passato.
Chi sono i loschi personaggi (“… quel Boronov… Chi era?... Che fosse dell’NKGB?”) che compaiono all’improvviso nell’albergo? Chi minaccia il campione? Forse “il regime di Salazar”? Forse coloro che vogliono vendicare l’Olocausto? Forse il regime sovietico?
Quando Alekhine viene ritrovato morto nella sua camera d’albergo (“La mattina di domenica 24 marzo 1946, Alexandre Alekhine, campione del mondo di scacchi, fu trovato senza vita nella sua stanza dell’Hotel do Parque, a Estoril. A dare l’allarme il cameriere al piano incaricato di portargli la prima colazione…”), la polizia archivia frettolosamente il caso (“La PIDE - Policia Internacional e de Defesa do Estado - … impose… una rigorosa censura e archiviò rapidamente il caso senza avviare ulteriori indagini”).
Ma il romanziere nutre fondati sospetti (“Quello che mi manca è un plausibile movente”) che la morte non sia stata una fatalità (“Ne emerse che un boccone di carne gli aveva occluso le vie respiratorie, asfissiandolo”) e, grazie anche al potere della creazione artistica, ripropone il caso (“Ho dunque indossato i panni di un investigatore deciso a riaprire il caso di un crimine archiviato senza essere risolto”) formulando le proprie ipotesi su questa morte misteriosa.
In questo romanzo gli scacchi sono una passione (“Negli scacchi esiste la mossa perfetta?... È difficile dirlo. C’è sempre un dettaglio la cui presenza è in grado di alterare l’intero sistema”) e un’allegoria al tempo stesso. La teoria delle ombre proietta sul romanzo le fosche sagome e le intricate trame del gioco della vita: “Ogni figura, collocata nella propria casella, era simile all’immagine di un quadro, che al primo sguardo si rivela rassicurante nella sua lampante veracità, ma appena la si osserva meglio lascia trasparire un’altra immagine, più oscura della prima, seppure affine a essa come può esserlo un riflesso, un’ombra”.
Bruno Elpis