Le recensioni di Bruno Elpis
Goethe muore di Thomas Bernhard
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Da Thomas Bernhard, drammaturgo noto per la visione critica del suo paese, l’Austria, una raccolta di quattro racconti per alcuni versi cinici e spietati.
In “Goethe muore” l’illustre protagonista è ormai giunto alla fine della vita e desidera (“con quella sua fissazione”) incontrare il filosofo Wittgenstein. Lo fa contattare … ma è troppo tardi (“Di dire a Goethe che Wittgenstein non sarebbe venuto, lui non se l’era sentita …”).
In “Montaigne. Un racconto” un giovane che ha un pessimo rapporto con genitori (“Lungo il percorso tra la biblioteca e la torre ho pensato che in quarantadue anni non sono riuscito ad affrancarmi da loro …”) affetti da “effettiva megalomania procreativa” si rifugia in una vera e propria ‘torre d’avorio’ a leggere opere di filosofia e letteratura, nelle quali trova la principale ragione di vita.
Le notti bianche di Fëdor M. Dostoevskij (qlibri)
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Il manifesto del poeta e sognatore
LE NOTTI BIANCHE
Sono quattro. La prima è quella della conoscenza. La seconda è riservata alla confidenza. La terza è quella dell’attesa. La quarta, l’ultima, è per la rivelazione.
Curioso constatare come oggi la dicitura “notte bianca” sia stata trasformata e adattata dal vorace uomo-consumatore-distruttore contemporaneo: l’espressione poetica oggi designa per lo più uno slogan commerciale…
Per contro, le notti bianche di Dostoevskij sono quelle della poesia: “Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani …”
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L’amore quando tutto crolla di Giulia Ottaviano (Malgradopoi)
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Quando tutto crolla, l’amore può risollevare le sorti di giorni vuoti. Ed esercitare una funzione salvifica.
Sembra pensarla così Giulia Ottaviano, nell’affrescare con toni freschi e attuali la storia di Eugenia.
Bambina particolare (ha sofferto di enuresi), figlia di padre imprenditore e di madre modella, respira l’aria borghese e opulenta di Milano. Sta per laurearsi e vive i giorni della sua gioventù in balia di atmosfere distruttive e materialiste:
“Un salto in Brera e poi a ballare al Gasoline, o a casa di qualcuno a bere”.
“Ubriacarsi non era un tabù in casa De Gasperis”.
“Cocaina e vodka lemon, in macchina in Liguria per un bagno, prendo la magnum nel privé, RSVP, questi erano i suoi amici e le sue feste … Come mi vesto? Chi mi passa a prendere?”
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Trauma di Patrick Mc Grath (qlibri)
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Rapporti e traumi nelle scatole cinesi
Con la locuzione “scatole cinesi” si indica una collezione di scatole di grandezza decrescente, che possono essere inserite l'una nell'altra: in sequenza. Per traslazione, la locuzione indica una struttura di contenuti progressivi paragonabile in senso metaforico al prodotto dell’artigianato cinese.
In “Trauma” di Patrick Mc Grath l’immagine delle scatole cinesi è richiamata dalla complessità dei rapporti familiari che costituiscono una tela intricatissima attorno al protagonista, che a questo punto rappresenta l’insetto finito nell’architettura di un aracnide. Ma la figura è evocata anche dal fatto che il protagonista è uno psicoterapeuta che analizza i traumi altrui per scoprire i propri.
La struttura del romanzo si regge su transfert che rimbalzano da un personaggio all’altro e, nella narrazione, l’analista perfeziona il proprio percorso per liberare la sua energia psichica da ogni ostacolo (“… si trattava di un meccanismo di negazione che escludeva le emozioni e annientava le sensazioni, per impedire che mi sopraffacessero”).