Le recensioni di Bruno Elpis
Trauma di Patrick Mc Grath (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Rapporti e traumi nelle scatole cinesi
Con la locuzione “scatole cinesi” si indica una collezione di scatole di grandezza decrescente, che possono essere inserite l'una nell'altra: in sequenza. Per traslazione, la locuzione indica una struttura di contenuti progressivi paragonabile in senso metaforico al prodotto dell’artigianato cinese.
In “Trauma” di Patrick Mc Grath l’immagine delle scatole cinesi è richiamata dalla complessità dei rapporti familiari che costituiscono una tela intricatissima attorno al protagonista, che a questo punto rappresenta l’insetto finito nell’architettura di un aracnide. Ma la figura è evocata anche dal fatto che il protagonista è uno psicoterapeuta che analizza i traumi altrui per scoprire i propri.
La struttura del romanzo si regge su transfert che rimbalzano da un personaggio all’altro e, nella narrazione, l’analista perfeziona il proprio percorso per liberare la sua energia psichica da ogni ostacolo (“… si trattava di un meccanismo di negazione che escludeva le emozioni e annientava le sensazioni, per impedire che mi sopraffacessero”).
Le scatole cinesi dei rapporti
“La prima crisi depressiva di mia madre si verificò quando avevo sette anni, e io sentii che era colpa mia. Sentii che avrei dovuto prevenirla. Questo accadde circa un anno prima che mio padre ci lasciasse. Si chiamava Fred Weir. A quel tempo sapeva essere generoso, divertente, espansivo: mio fratello Walt assume lo stesso atteggiamento, a volte.”
Lo psicoterapeuta Charlie Weir è figlio di una coppia problematica: il padre, debole e recessivo, è fuggito da una moglie depressa e soffocante, che si rifugia nell’alcol fino a morirne.
La madre ha sempre nutrito per Charlie un inspiegabile rancore e gli ha sempre preferito il fratello Walter, affermato pittore.
Charlie si è separato dalla moglie Agnes, che lo ritiene colpevole del suicidio del fratello Danny: un ragazzo affetto da gravi problemi psichici, che Charlie non ha saputo curare.
La vita sembra cambiare dopo l’incontro con Nora Chiara, una ragazza che gli viene presentata da Walt e che ben presto si rivela problematica.
Dietro a questa rete di relazioni, si muovono le ombre - cinesi come le scatole della mia metafora - di Edipo, Giocasta, Antigone, Elettra e Oreste.
Le scatole cinesi dei traumi
“Come ormai avrete compreso, sono uno psichiatra. Per mestiere, faccio ciò che voi fate spontaneamente per le persone che amate, il cui benessere vi è stato affidato”.
Charlie, dunque, cura i traumi degli altri. E in essi ravvisa la matrice della sua scelta: “Sono le madri che hanno spinto la maggior parte di noi verso la psichiatria: di solito, perché le abbiamo deluse.”
Nell’attività che svolge per scelta, Charlie attua la legge della compensazione e ritrova il proprio fallimento: “Era un difetto della mia psiche che compensavo curando per mestiere donne nevrotiche, ed era legato a Danny. Dopo il suo suicidio, poiché ne ero responsabile, talvolta avevo corso il rischio di sprofondare in stati d’animo di inerzia e inattività, e perfino di torpore.”
Nell’analisi del fallimento, e ci avviciniamo al nocciolo della scatola cinese, emerge il trauma originario. Che è contenuto in una notte dell’infanzia: da illuminare – aprendo l’ultima scatola, una surprise box - per portare a galla un antico, orrendo demone. Come dire che la scatola cinese finale è, essa stessa, una scatola magica che, per l’azione di una molla, fa uscire un pagliaccio, un diavoletto, una figura grottesca o un altro oggetto inatteso …
Bruno Elpis
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