Le recensioni di Bruno Elpis
La collina del vento di Carmine Abate (Writers Magazine n. 35)
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Il romanzo vincitore del Campiello, “La collina del vento” di Carmine Abate, racconta ‘vita, morte e miracoli’ di una famiglia calabrese: gli Arcuri, gente vigorosa e non allineata al regime fascista, con una salda cultura ricca di principi popolari (“La conferma di una verità antica quanto il mondo: l’unica cura della morte è una nuova nascita”), che fa dell’attaccamento alla propria terra una ragione di vita da difendere strenuamente.
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Le colpe dei padri di Alessandro Perissinotto (qlibri)
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La sindrome del doppio
Secondo una credenza popolare, ciascuno di noi ha sette sosia in questo mondo. Premesso che io non ho ancora conosciuto neanche uno dei miei (buon per loro! E voi?), il protagonista del romanzo di Alessandro Perissinotto – in lizza con altri quattro finalisti per il premio Strega 2013 – viene invece a conoscenza dell’esistenza di uno dei suoi (sosia) in modo del tutto casuale. Da quel momento qualcosa in lui si spezza (“Fu quella la prima volta in cui concepì l’ipotesi di avere un fratello. Di più, un gemello. Ancora di più: un gemello separato dalla nascita”).
“Le colpe dei padri” è un romanzo che ha il pregio di combinare la dimensione psicologica del personaggio principale con l’analisi socio-storica della Torino che non è soltanto quella della Fiat e del suo indotto, ma anche - in senso artistico - la città di Pavese e di Natalia Ginzburg.
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Mandami tanta vita di Paolo Di Paolo
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Finalista al premio Strega 2013, “Mandami tanta vita” di Paolo Di Paolo è un’opera particolare sia per contenuti sia per stile.
“E’ appena cominciato, questo 1926, senza promettere nulla di buono” e a Torino idealmente s’incrociano due coetanei. Il primo è Moraldo, che lì giunge per sostenere una sessione di esami universitari: è pieno d’incertezze e alla ricerca di un’identità (“Studio lettere, amo la filosofia, so anche disegnare ritratti e caricature …”). Complice uno scambio di valigia (“L’idea che la sconosciuta abbia messo gli occhi sul suo disordine lo agita”), Moraldo vivrà l’amore per Carlotta, fotografa conosciuta per caso, e la seguirà a Parigi.
Il secondo è Piero Gobetti, che da Torino parte per un esilio imposto dal potere fascista.
1984 di George Orwell (qlibri)
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Orwell profeta in patria nostra.
Non lo dico soltanto io: l’artista non è colui che è acclamato dai suoi contemporanei, perché destino dell’artista è quello di essere incompreso. L’artista è colui che “vede prima” e “guarda avanti”, per via di capacità intuitive e sensibilità esasperata che consentono di percepire in anticipo avvenimenti, tendenze e situazioni anche impensabili.
Con buona pace dei vari Dan Brown, Stephen King e Glenn Cooper (autori che peraltro a me piacciono moltissimo, ma che hanno il terribile ‘difetto’ di essere troppo sintonizzati con i giusti e le mode dei coevi), probabilmente non saranno loro gli scrittori che – fra qualche decennio – verranno acclamati come ‘geni’, precursori o profeti.
Volete una prova di quel che dico?
La prova ce la fornisce, dritto dritto, “Nineteen eighty four” di Orwell.