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Le recensioni di Bruno Elpis

Fuori da un evidente destino di Giorgio Faletti (qlibri)

coverEterocromia alla David Bowie

Il terzo romanzo di Faletti è, nel titolo e nei fatti, “Fuori da un evidente destino”. Di riuscita. Di continuità rispetto al successo che il pubblico gli ha accordato.
In poche parole, il tema del romanzo può essere riassunto nel non banale principio secondo il quale, talvolta, il passato è il posto più difficile ove ritornare.
Per argomentare questo principio intuitivo, Faletti confeziona un tomo di oltre cinquecento pagine, illudendo il lettore che i misteri narrati possano essere ricondotti alla logica umana.

Jim Mackenzie è pilota di elicotteri: affascinante, caratterizzato da eterocromia (ha un occhio nero e uno verde), è di sangue misto: metà pellerossa, metà caucasico. Le caratteristiche fisiche, di meticcio eterocromatico, sono ovviamente la rappresentazione esteriore di un
psicologia divisa e conflittuale (“Ho visto e sofferto la menzogna a sufficienza per non saper riconoscere la verità”).

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Niente di vero tranne gli occhi di Giorgio Faletti (qlibri)

coverI Peanuts come attenuante

Alla sua seconda prova di scrittore intitolata “Niente di vero tranne gli occhi”, Faletti sfodera un noir contaminato dallo stile hollywoodiano, più del primo “Io uccido”, che per lo meno aveva un’ambientazione europea.
Romanzo hollywoodiano – dicevo - per la narrazione a effetti speciali, quasi cinematografici, per il ruolo svolto dal fumetto d'autore (i Peanuts!), per l’esplicita ammissione dello scrittore che confessa di aver tratto spunto da autori come Connelly e Deaver, per la localizzazione della vicenda nella Grande Mela (perché anche la digressione a Roma è vista in stile “Vacanze romane”, attraverso gli occhi dello yankee in libera uscita).
Il primo a essere ucciso è Jerry Kho, artista (?) emergente nel body painting, una tecnica praticata unitamente a sesso sfrenato e doviziosa assunzione di sostanze psicotrope.

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Io uccido di Giorgio Faletti (qlibri)

coverNonostante Jean-Loup

Questa volta mi metto il cappello da chef e scodello la ricetta del giorno.
Ingredienti:
1)   il giovanilismo di un protagonista che di professione fa il deejay a Radio Montecarlo e di nome fa Jean-Loup (originale, vero, il nome da licantropo? E quand’era piccolo, i parenti lo vezzeggiavano chiamandolo “lupacchiotto”?);
2)   i richiami del palco-vip e del jet set, la Montecarlo dei principi, irrequieti figli della più celestiale diva di Hollywood, la Montecarlo plastificata  e mondana del Gran Premio di Formula 1, paradiso terrestre - off shore ma appena fuori casa - degli evasori fiscali (che però nel romanzo non ci sono!);
3)    qualche allusione alla classicità, che all’occorrenza può funzionare da specchietto per le allodole anche per intellettuali e presunti tali. Tipo "Uno e Nessuno" (il richiamo a Pirandello e all’Ulisse-Nessuno di Omero), così si definisce un assassino-vocefuoricampo che preannuncia - al telefono e in diretta alla radio - la sua intenzione di uccidere, concludendo la telefonata con un brano musicale che è un indizio per arrivare alla vittima;

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Dal premio Strega 2013: “Le colpe dei padri” di Alessandro Perissinotto (i-libri)

coverIl romanzo di Alessandro Perissinotto, finalista al premio Strega 2013, rappresenta una lettura interessante sotto diversi profili. Di uno di essi – quello psicologico – mi sono occupato in un precedente commento intitolato “La sindrome del doppio”.
Il protagonista, Guido Marchisio, infatti scopre in maniera del tutto casuale di avere un sosia (Ernesto Bolle: un fratello? Addirittura un gemello?) e questa consapevolezza lo sconvolge, mina il suo equilibrio, lo conduce a uno sgretolarsi progressivo di una vita che, almeno in apparenza, poteva dirsi ‘felice’. 

L’AMNESIA 

Sul piano personale, la vicenda muove da un buco nella memoria (“Abbiamo perso tutte le foto di quando eri piccolo …” “Ci è restata qualche fotografia scattata prima del 24 marzo 1975?”) di Guido Marchisio (“Di una parte della sua infanzia, lui non aveva ricordi, bensì ricordi di racconti…”) per approdare a una presa di coscienza che ha un effetto dirompente (“Ho sempre pensato all’amnesia come a una sorta di condotto otturato che, sboccandosi all’improvviso, può sommergerti come una valanga d’acqua”).

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