Le recensioni di Bruno Elpis
La profezia di Caravaggio di Matt Rees (Malgradopoi)
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“La profezia di Caravaggio” è definito nella cover un thriller storico: in realtà è la biografia romanzata di un pittore “maledetto”, riscoperto dalla critica più recente che ne ha valorizzato vita, opere e concezione artistica interrogandosi sull’enigma della sua morte prematura. In quest’opera Matt Rees formula un’ipotesi rivoluzionaria sulla scomparsa di Caravaggio, gettando un’ulteriore atmosfera di mistero romantico sulla sua uscita di scena.
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio è marchiato in tenera età da una doppia tragedia familiare: nello stesso giorno, nonno e padre muoiono di peste. Il bambino tocca con mano il dolore e l’enigma della morte e quest’esperienza precoce indurrà in lui il senso dell’ombra e dello sfondo nero.
Costanza Colonna, la marchesa di Caravaggio, accoglie nella sua famiglia l’orfano Michelangelo e lo avvia alla pittura. Con Fabrizio, il figlio più piccolo di Costanza, Michelangelo intesse un rapporto d’amicizia ambiguo che ricorrerà in tutto il romanzo.
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La profezia di Caravaggio di Matt Rees (qlibri)
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Amor vincit omnia
I prodromi dell’arte nell’infanzia
Come sempre, i fatti dell’infanzia agiscono in modo determinante nella vita di una persona. Così è anche per Michelangelo (un nome che, nell’arte, sembra una garanzia!) Merisi detto il Caravaggio, segnato in tenera età da un doppio lutto: un contatto fisico e prematuro con la morte (“Mio padre e mio nonno sono morti nello stesso giorno per colpa della peste”) costituisce la prima drammatica esperienza con l’ombra e l’estetica dell’oscurità che annerisce ogni sfondo (“Si rese conto che era morto … qualcosa si stava muovendo in quell’oscurità e lui la poteva sentire. Era l’illuminazione improvvisa di chi fa un patto con la morte. Di chi è in fin di vita o è pronto al sacrificio estremo. Dell’assassino e della vittima. Guarda nell’oscurità, gli disse. Cosa si materializza dall’ombra? Che cosa emerge quando osservi ciò che si credeva nascosto? Continua a guardare e un giorno vedrai la forma. Il tuo sguardo sarà la luce che penetra il mistero”).
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Morte a Firenze di Marco Vichi (qlibri)
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Tragedie dei favolosi anni ‘60
Il romanzo di Marco Vichi ha due anime, perché fonde la vicenda poliziesca alla ricostruzione storica di una delle più gravi tragedie del periodo del boom economico: l’alluvione di Firenze.
La vicenda poliziesca
"Il ragazzino era scomparso mercoledì mattina dopo essere uscito dal Collegio delle Querce, durante una pioggia torrenziale... Una squadra di guardie aveva interrogato gli abitanti delle case lungo l’intero tragitto che andava dal Collegio alla villa dei Pellissari, senza tralasciare via Aldini. Solo una vecchietta aveva visto dalla finestra un ragazzino che camminava svelto sotto la pioggia all’angolo tra viale Volta e via della Piazzuola, più o meno all’una e un quarto. L’abbigliamento, il colore della cartella e l’orario non lasciavano dubbi: il ragazzino era Giacomo Pellissari."
Pane e tempesta di Stefano Benni (qlibri)
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Quanti nomi!
La vicenda narrata si liquida in due parole: un paesino (“Continuavano a chiamarlo Montelfo, o il Paese del Buon vento, ma non assomigliava più al suo nome”) viene preso d’assalto dalla speculazione edilizia (“… hai sentito i rumori nel bosco? Una ruspa gigante sta aprendo la strada, poi arriveranno le seghe meccaniche. Faranno una strada. E qua, nel belvedere del bar faranno degli appartamenti, un ristorante di lusso e un supermarket e un circolo tennis …”), che si avvale di autentici mostri (“Un meccano sauro Rex taglia-sega-strona e una ruspa Triceratops, che procedevano insieme facendo scempio di castani e faggi”) per sferrare il proprio attacco all’ecosistema.