Le recensioni di Bruno Elpis
“La maledizione” di Tennessee Williams (qlibri)
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Un altro gatto nero?
La gatta del “racconto lungo” intitolato “La maledizione” di Tennessee Williams “si chiama Nicevo”.
“Cosa significa?”
“Oh, non lo so. Penso qualcosa di strano in russo.”
L’animale sembra avere un potere terapeutico sul protagonista (“Egli la guardava e, guardandola, la sua mente si quietava”): Lucio (“Lo strano piccolo uomo addormentato sul letto con il gatto arrotolato contro il petto nudo”) arriva in una città ove il fumo della fabbrica “restava sospeso in un banco inquieto sopra il cimitero” e trova ricovero affittando la stanza del russo (“stava qui prima di ammalarsi”) che era stato il padrone della gatta. Decide di adottare la gatta. Intanto trova lavoro in città: un’occupazione alienante (“…la catena … ogni volta che passava oltre il tuo posto nella linea, si porta via con sé una parte di te”) in fabbrica, che tuttavia gli consente di sopravvivere.
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La porta stretta di André Gide (qlibri)
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Tesi, antitesi e sintesi (parte seconda)
L’antitesi: La porta stretta (1909)
Ne “La porta stretta” si narra una vicenda speculare a quella de “L'immoralista”: come se Gide capovolgesse nuovamente la clessidra narrativa per rappresentare ancora riferimenti tanto autobiografici quanto ingombranti.
Jérôme ama di un amore casto e platonico la cugina Alissa, che lo ricambia. Nonostante la purezza e la potenza del sentimento, l’innamorato non riesce a impedire la morte alla quale la giovane amata si abbandona per sacrificio religioso. Quasi a significare che il fanatismo spirituale è pernicioso come l'immoralità.
Il bacio del pane di Carmine Abate (qlibri)
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Pane e … companatico!
L’autore che l’anno scorso ha vinto il premio Campiello con “La collina del vento” propone un nuovo romanzo, “Il bacio del pane”, sempre ambientato a Spillace, immaginario borgo calabrese ove Francesco compie la maggiore età scoprendo l’amore per Marta in un’estate indimenticabile trascorsa con un gruppo di amici.
La natura della Calabria
Non fa soltanto da sfondo; è essenza, impregna gli esseri umani con i suoi profumi intensi, con i colori forti, con i contrasti grazie ai quali, dopo l’aridità della fiumara (“il letto della fiumara, uno squarcio secco come un’antica ferita”), si scopre un paradiso naturale come la cascata del Giglietto (“Ai piedi della cascata si apriva un laghetto ovale”), alla quale si accede – dopo uno slargo - attraverso “un dedalo di mulattiere… che si perdevano tra le ultime vigne e il bosco fitto di lecci. In mezzo brillava una fiumara di pietre e oleandri fioriti, senza una goccia d’acqua”.
L’eleganza del riccio di Muriel Barbery (qlibri)
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Il senso del riccio per gli aculei
L'eleganza del riccio è l’eleganza del nascondimento.
Il riccio è un animale dolcissimo, ha occhietti appuntiti e vivaci. Utilissimo nella catena ecologica (ma quale animale non lo è, forse soltanto l’uomo!) è una polpetta di carne palpitante sotto la scorza gotico-fiammeggiante degli aculei.
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