Le recensioni di Bruno Elpis
L’eleganza del riccio di Muriel Barbery (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Il senso del riccio per gli aculei
L'eleganza del riccio è l’eleganza del nascondimento.
Il riccio è un animale dolcissimo, ha occhietti appuntiti e vivaci. Utilissimo nella catena ecologica (ma quale animale non lo è, forse soltanto l’uomo!) è una polpetta di carne palpitante sotto la scorza gotico-fiammeggiante degli aculei.
L'Élégance du hérisson è occultata nell’eleganza esteriore di Rue de Grenelle: una via parigina ove negozi esclusivi coesistono con palazzi lussuosi in stile déco. Al civico 7, ritroviamo Renée Michel: in apparenza una modesta portinaia che, sotto le mentite spoglie del personaggio dimesso, provinciale e dozzinale, cela artatamente una cultura profonda, segnalata dal nome del gatto Lev (il felino si chiama come Tolstoj!), e – forse inconsapevolmente - un segreto doloroso.
Sotto un vestito di ignavia, fingendo di guardare la TV, Renéè s’interessa di ogni espressione artistica (tra le altre: filosofia, cinema, musica classica e cultura giapponese). E il suo interesse non è sterile: perché la cultura nella donna si fonde a una sensibilità umana straordinaria e inconsueta, che fa della dissimulazione una tecnica di difesa e una filosofia di vita.
In un appartamento dello stesso civico 7 abita la dodicenne Paloma Josse, figlia di un Ministro della Repubblica: una ragazza che vive in perenne conflitto – generazionale e culturale - con una madre superficiale e fragile, con un padre aggressivo e spregiudicato, con la sorella Colombe… Insoddisfatta, critica e attanagliata dal disagio, con l’estremismo cinico e l’integralismo spinto che caratterizzano l’età dell’adolescenza, Paloma spietatamente pianifica di suicidarsi. Giorno programmato per la fine: quello del compleanno, quando darà fuoco all'appartamento in cui vive per cancellare ogni impronta della sua vita.
Paloma e Renée hanno un’affinità elettiva grazie alla quale si incontrano, si parlano, si identificano. E piano piano medicano l’una il malessere dell’altra.
Poi nel palazzo, un bel giorno, arriva il giapponese Kakuro Ozu, che riuscirà a stanare l’umanità di Renée, smascherando con le doti della sensibilità tutto il mondo sommerso del riccio-portinaia.“È molto piacevole ascoltarlo parlare, anche se quello che racconta ti è del tutto indifferente, perché ti parla davvero, si rivolge a te. È la prima volta che incontro qualcuno che si preoccupa di me quando mi parla: non aspetta l'approvazione o il disappunto, mi guarda con l'aria di dire: Chi sei? Vuoi parlare con me? Mi fa proprio piacere stare con te! Ecco cosa volevo dire con la parola gentilezza, questo modo di fare che dà all'altro la sensazione di esserci.”
Si realizza così la magia di un incontro nel quale ormai Renée disperava di incappare: “Per la prima volta ho incontrato qualcuno che cerca le persone e vede oltre. Può sembrare banale, eppure credo che sia profondo. Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all'incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell'altro guardiamo solo noi stessi, che stiamo soli nel deserto, potremmo impazzire. (...) Io invece supplico il destino di darmi la possibilità di vedere al di là di me stessa e di incontrare qualcuno.”
Ci sono tutte le premesse per uno splendido lieto fine. E invece… invece quanta rabbia ho provato quando in una sola riga Muriel Barbery tira al lettore una sassata a tradimento. “Ma il mondo, così com'è, non è fatto per le principesse!”
Ho molto amato quest’opera ricca di riferimenti e di allusioni culturali: impareggiabile l’ironia dell’autrice che, facendo il verso a Heidegger, riversa il suo sarcasmo sulla sterilità dell’erudizione autoriferita in una delle pagine più spiritose della letteratura contemporanea, in un romanzo che racchiude mille significati, interpretando esso stesso … l’eleganza del riccio!
Bruno Elpis
http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-straniera/discussions/review/id:36517/