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Le recensioni di Bruno Elpis

Perché tu non ti perda nel quartiere di Patrick Modiano (i-libri)

coverPatrick Modiano riprende nella sua ultima opera, intitolata “Perché tu non ti perda nel quartiere”, temi cari a lui e alla letteratura francese, come preannunciato e condensato nella citazione iniziale di Stendhal (“Non posso restituire la realtà dei fatti, posso solo presentarne l’ombra”). 

Jean Daragane è uno scrittore misantropo (“Quella sensazione che gli altri si allontanino da te a poco a poco”) e scostante (“Quando era più giovane approfittava di ogni minima occasione per piantare in asso le persone”), che tende a isolarsi sempre più dalla realtà (“Non parlava con nessuno dall’inizio dell’estate”). Improvvisamente viene contattato da Gilles Ottolini, un individuo losco (“Ma la voce di poco prima non gli aveva ispirato fiducia”), che dice di aver ritrovato il suo taccuino (“È per il suo taccuino degli indirizzi, signore. L’aveva perso un mese prima su un treno che lo portava in Costa Azzurra”).

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Vacche amiche di Aldo Busi (qlibri)

coverL’amore, come la satira, ottunde 

Vacche amiche” è un’autobiografia che Aldo Busi scrive con la tecnica della vernice a spruzzo, disseminando episodi a singhiozzo in un terreno fertilizzato dallo spirito critico e dalla libertà stilistica.
Il titolo costituisce un ossimoro con la cover, affidata alla riproduzione di un’opera di Fabio Romano (Paesaggio 2008). 

Durante il viaggio verso Davos, il racconto si snoda bizzoso, stizzito, a momenti nostalgico, con toni che oscillano tra il narcisismo creativo (“I neon che accecano ogni umano discernimento, il mio a parte”), la polemica sociale (“Il mio dolore era un dolore tutto sommato occidentale e ormai privilegiato, un dolore che non usciva da una guerra, da una fuga fortunosa da un paese martoriato…”), l’indifferibile solitudine (“Più si allungano le aspettative di vita, più si accorciano quelle di stare in compagnia”) che costringerebbe chiunque in un angolo: chiunque, non Aldo Busi. 

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Mercurio di Amélie Nothomb (i-libri)

coverMercurio è una delle opere più interessanti di Amélie Nothomb

Affidiamo alla stessa autrice un’efficace sinossi dell’opera:
“Arrivo in una casa che non conosco, incontro una ragazza segregata, lei si lamenta con me delle sevizie che deve subire dal suo vecchio carceriere, è completamente indifesa, mi guarda con grandi occhi supplichevoli dicendomi che sono la sua unica amica e io, ingenua provinciale, rimango sconvolta, metto a repentaglio la mia stessa vita per aiutare questa povera vittima, compro così tanti termometri che passo per un’avvelenatrice, vengo imprigionata a mia volta, evado correndo rischi mortali, invece di tornare a nuoto torno indietro nella tana del lupo per salvarla, le rivelo finalmente l’odiosa menzogna in cui il suo torturatore la fa vivere, e il risultato dei miei sforzi è che quell’oca dice al vecchio porco con la sua voce più dolce: Provo per lei qualcosa di più della tenerezza.” 

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Santa degli impossibili di Daria Bignardi (qlibri)

coverUna spina in fronte, una nel cuore 

La “Santa degli impossibili”, per Daria Bignardi, è santa Rita (“Voleva così tanto essere partecipe della passione di Cristo che un giorno ricevette in fronte una spina della sua corona: si vede ancora oggi sulla mummia. Un altro miracolo”).
A lei perviene, dopo un itinerario piuttosto sofferto, Mila. Giornalista milanese, coniugata a Paolo, che ha conosciuto grazie a un gatto ( “Monaldo… Paolo e io ci siamo conosciuti grazie a lui”) quando operava come supplente in un ricovero per animali, madre di Maddi,  che interviene nella narrazione per fornire il punto di vista dei figli, e di due gemelli, Mila avrebbe tutti i prerequisiti per essere felice… Ma la felicità non si costruisce a tavolino, non la si può programmare o ottenere con la vita familiare, né la si conquista con qualche impegno sociale, tipo volontariato nel carcere di san Vittore (“Quando sto coi bambini, o con gli animali. O coi detenuti. Ma anche al bar”). In Mila talvolta affiorano impulsi autodistruttivi e un disagio strutturale (“A me piace vivere… La cosa che mi viene… è come un mancamento, un’ebbrezza”).

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