Le recensioni di Bruno Elpis
Ma già prima di giugno di Patrizia Rinaldi (qlibri)
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La mia palinodia divenne sorte
Patrizia Rinaldi torna “Ma già prima di giugno” e propone un nuovo modo d’essere romanziera, accantonando il noir di Blanca, per scrivere questa saga storico-familiare dai tratti originali.
Demandando alla sinossi il compito di fornire informazioni sul contenuto del romanzo, in questo commento preferisco giocare con il titolo, e prima ancora soffermarmi sulla bella cover, un ensemble di grazia femminile e gusto retrò, con il particolare vintage della radio d’epoca a valvole.
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La sfida di Marco Vichi (qlibri)
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Chi non ha gambe abbia testa
Marco Vichi interpone “La sfida” tra due protagonisti di un racconto lungo dall’esito incerto. I due che si sfidano sono Davide Yalta, un paralitico di origine ebree, che vive in un lussuoso appartamento perfin dotato di palestra, e Trotti, sceneggiatore-scrittore in crisi creativa. Oggetto de “La sfida” è la conquista della bella Elena.
I due si conoscono casualmente in un bar, ove Davide cattura l’attenzione per la sua incostanza. Pronuncia frasi che vorrebbero essere provocatorie e suscita una reazione ibrida d’interesse e antipatia (“Faceva di tutto per essere antipatico e se ne compiaceva”). Nonostante il difficile impatto iniziale, i due uomini finiscono per frequentarsi e Davide racconta all’altro l’origine della sua menomazione (“Eravamo in due a voler nascere, ma si vede che nella pancia di mia mamma non c’era posto a sufficienza. Le mie gambe dovevano lottare con la testa del mio gemello…”), la sua storia (“Mi parlò di suo padre, di suo padre, di suo padre. Nei suoi racconti mancava la mamma”) e svela di essere innamorato di una bella vicina, Elena, che desidera invitare a casa (“Ho colto tre cose. Fastidio, meraviglia, imbarazzo”).
La relazione di Andrea Camilleri (i-libri)
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Ne “La relazione” ritroviamo la seconda anima di Andrea Camilleri: quella che imbastisce vicende estranee al cosmo dominato dal commissario Montalbano.
In questa seconda veste, lo scrittore siciliano ambienta a Roma una vicenda costruita sulla tensione psicologica e sullo sfondo degli intrallazzi economico-politici del Belpaese.
Mauro è un solerte funzionario che, nella tanto innominata quanto riconoscibile sede dell’Autorità che vigila sulle banche (“il suo ufficio di via Nazionale”), è stato incaricato di redigere la relazione ispettiva su un’azienda di credito in odore di scandali e bancarotta.
Durante l’assenza della moglie Mutti e del figlioletto, l’ispettore incappa in una serie di equivoci e fatti strani che, in escalation, hanno sempre più il sembiante di azioni volte a inibire la stesura del report che evidentemente nuoce a personaggi influenti.
Caligola. Impero e follia di Franco Forte (dialogando con l’autore)
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“Caligola” è decisamente un personaggio: in letteratura ha ispirato penne come quella di Camus, che lo ha assunto in un’opera teatrale per simboleggiare la solitudine del potere (“Questo mondo così com'è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo”) e i paradossi della libertà (“Libero è solo chi è condannato a morte”); nella cinematografia ha ingaggiato un regista discusso e discutibile come Tinto Brass e la sceneggiatura di Gore Vidal per un film tanto censurato quanto travagliato tra sequestri e dissequestri.
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