Le recensioni di Bruno Elpis
Bastaddi di Stefano Amato (qlibri)
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Picciotti e dintorni
Bastaddi di Stefano Amato ambisce a ribaltare il corso degli eventi che negli anni Novanta hanno visto perire Falcone e Borsellino come vittime sacrificali di un nemico vigliacco e crudele. Per ottenere questo scopo, il romanzo si appropria dell’idea che fu alla base di “Bastardi senza gloria” di Tarantino: stipare gli avversari in un luogo chiuso e farli esplodere…
Ma già prima di giugno di Patrizia Rinaldi (i-libri)
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Abbiamo lasciato Patrizia Rinaldi (qui trovate l’intervista: http://www.i-libri.com/scrittori/intervista-patrizia-rinaldi/) come autrice della trilogia di Blanca, composta da:
Tre, numero imperfetto
Blanca
Rosso caldo
“Ma già prima di giugno” ritroviamo Patrizia – con la quale dialoghiamo nel corso di questo commento - nel suo nuovo romanzo, una sorpresa annunciata per chi ha colto la sensibilità artistica e culturale dell’autrice partenopea tra le righe scritte con l’inchiostro noir.
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Sogni di Bunker Hill di John Fante (Lettori Autori
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Sogni di Bunker Hill di John Fante è il capolinea, la tappa conclusiva di un ciclo che incorona Arturo Bandini re del fallimento in ogni esperienza: lavorativa, amorosa, vitale.
Arturo è a Hollywood, ove trova occupazioni discretamente retribuite (“Dopo due settimane presi il mio primo stipendio, seicento dollari”), ma che lo lasciano completamente insoddisfatto sul piano creativo (“Era specializzato in film di gangster e, se guardavi con attenzione, scoprivi che tutti i suoi copioni erano sostanzialmente uguali: stessa trama, stessi personaggi, stessa moralità”).
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L’erba delle notti di Patrick Modiano (qlibri)
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Un’altra recherche du temps perdu
Ne “L’erba delle notti”, Patrick Modiano ricorre a una narrazione cifrata per esprimere l’enigma del tempo: un’entità che sembra scorrere a ritroso e affiora in modo carsico, tra i particolari di una storia incomprensibile quando è stata vissuta in gioventù da Jean, scrittore ai tempi innamorato della bella Danny: un personaggio misterioso, dalle mille identità (“Perché aveva bisogno di documenti falsi?”), che riceve missive segrete tramite il fermoposta ed è snodo di personaggi equivoci che sembrano custodire un segreto inconfessabile.
Con queste premesse Jean affronta la sua “recherche du temps perdu”, ricorrendo alle annotazioni di un diario (“Ho tentato di ritrovare l’albergo. Sul taccuino nero non avevo segnato né il nome né l’indirizzo, così come si evita di annotare i dettagli troppo intimi della propria vita, per paura che una volta fissati sulla carta non ci appartengano più”), ripercorrendo i luoghi, cercando di attingere alla memoria e di collegare tra di loro particolari e indizi (“Sì, era come se avessi voluto lasciare, nero su bianco, indizi che in un futuro lontano mi avrebbero permesso di chiarire ciò che avevo vissuto sul momento senza capirlo del tutto”). In un clima ove i personaggi potrebbero essere tanto agenti segreti (“Sembrava che tenessero un consiglio di guerra”) quanto assassini (“Cosa diresti se io avessi ucciso qualcuno?”), tra apparizioni fantasmatiche (“Jacques! … e lui si è girato”) ed echi culturali (“Aveva composto una poesia intitolata Dannie”), tra i messaggi in codice di una realtà che agisce come un bancomat, perché ha bisogno del codice segreto…