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Le recensioni di Bruno Elpis

La strada per Los Angeles di John Fante (Lettori Autori)

 John Fante

La strada per Los Angeles” diJohn Fante è il secondo episodio della saga di Arturo Bandini in una romanzata evoluzione anagrafica che vede il mitico personaggio poco più che bambino (“Aspetta primavera, Bandini”), quindi giovane (“Chiedi alla polvere”), infine adulto (“Sogni di Bunker Hill”).

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Chi manda le onde di Fabio Genovesi (i-libri)

coverChi manda le onde?
Sicuramente Fabio Genovesi, un autore che da queste pagine abbiamo già commentato con “Tutti primi sul traguardo del mio cuore”. E che, in questo romanzo, alterna la narrazione alla prima persona dell’ingenua Luna con la seconda, rabbiosa persona rivolta a Serena e la terza impersonale e personalizzata per tutti gli altri personaggi. 

Chi manda le onde?
Forse Luca, il diciottenne figlio di Serena, surfista affascinante che tiene il mondo ai suoi piedi (“Luca, che è li a mandare queste cose, chissà da dove, chissà perché”). 

Chi manda le onde?
Chiunque le mandi, esse trasportano strani oggetti sulla riva e sono messaggi per la sorellina, l’albina Luna (“Cammino col cappuccio in testa e guardo per terra, e alla fine per forza mi sono accorta della roba stranissima che il mare lascia sulla riva”), e per il suo amichetto, l’emarginato Zot, che vive in un casolare spettrale (“La Casa dei Fantasmi, non te la ricordi la storia dei partigiani impiccati?”) con lo stravagante, ruspante, belligerante Ferruccio.
“Ma vorrei dire a Zot che non si muore di dolore… sennò io sarei già morta, la mamma sarebbe mortissima.” 

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La strada per Los Angeles di John Fante (qlibri)

coverUno svitato? Sì, no… uno scrittore! 

Ne “La strada per Los Angeles” diJohn Fante, Arturo Bandini è divenuto un diciottenne (“Io, a diciott’anni, e ancora mi succhiavo il pollice!”) mitomane, arrogante, blasfemo, onanista, razzista e… irresistibile.
Irresistibile perché incarna la figura dell’antieroe, interpretando le tendenze caratteriali che spesso nell’adolescenza trovano espressioni enfatiche, se non addirittura deliranti. 

Arturo vive con la madre e la sorella, ossessionato dall’idea di scrivere un capolavoro e così diventare uno scrittore celebre. Dopo occupazioni alterne, trova impiego presso il conservificio della Soyo Company, un ambiente che è occasione per descrivere la realtà multietnica (dalla prefazione di Emanuele Trevi: “Tra operai messicani e filippini… vero mosaico etnologico e  antropologico rappresentato dalle classi subalterne nella California degli anni Trenta”) nella quale Bandini si staglia con egocentrismo (“Ovvio che non sapevo come funziona un carrello. Ero uno scrittore”), anticonformismo, disprezzo per il capo e titolare (“Il roditore, il maiale, il topo di cantina, il topo di fondaco”), razzismo strisciante nei confronti dei colleghi filippini e messicani (“Ma guardati! Appartieni a una prosapia di schiavi. I tacchi delle classi dominanti ti schiacceranno le costole. Perché non fai l’uomo? Perché non scioperi?”), presunta superiorità praticata con sfoggio di linguaggio. 

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Aspetta primavera, Bandini di John Fante (Lettori Autori)

Aspetta primavera, Bandini di John Fante,  prima puntata della saga di Arturo Bandini, viene così inquadrata  da Emanuele Trevi: “Con la sua atmosfera dickensiana così ben orchestrata, Aspetta primavera è un perfetto Christmas tale, non poco avvincente e patetico al punto giusto”. 

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