Le recensioni di Bruno Elpis
Vacche amiche di Aldo Busi (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Aldo Busi pubblica un’autobiografia sui generis, intitolata “Vacche amiche”, nella quale ritroviamo vis polemica e stile che hanno reso celebre uno dei personaggi più originali dello scenario letterario nostrano.
Che al resoconto della sua vita Aldo Busi si accosti con il piglio della dissacrazione è chiaro fin dalle note biografiche in terza di copertina: un’unica frase, “Aldo Busi è nato nel 1948 a Montichiari (Bs), dove mantiene la residenza fiscale”.
Il racconto procede, volubile e umorale, tra qualche ricordo (“In una casamatta isolata dentro un campo di viti dietro l’albergo… quando pioveva la pioggia mi scendeva davanti, restavo a guardarla fino a che smetteva, rabbrividivo più per il languore ticchettante di uno spettacolo cos’ strano inscenato solo per me che per il senso di freddo…”), molte rimostranze ai limiti della voluptas dolendi (“Quanto mi piace a me di lamentarmi pur di sentire qualcuno risuonarmi nella glottide”), le inevitabili (così sembrano) autocelebrazioni (“Non mi occupo né mi preoccupo di chi potrà leggermi, se capirà o no e quanto…”), idee potenti (“L’unico sentimento che può competere con l’amore carnale: l’amore intellettuale che non ammette sconti, rimozioni, infingimenti”) e dichiarazioni di principio, il gusto per la provocazione che in questo autore non costituisce più una novità (“Io non ho mai preso un centesimo in nero, a parte un’ottantina di milioni una volta, più di vent’anni fa, per il gusto di autodenunciarmi in uno dei miei Manuali della perfetta umanità”), il senso della solitudine (“Tanti conoscenti, di cui finisci per dimenticarti nome e faccia da un mese all’altro, ma amici no”).
Tra i passaggi più interessanti dell’opera, segnaliamo i ricordi dell’infanzia (“Busi, tanto per cambiare sei andato fuori tema, ma il voto per punizione, poco meno di dieci, mi ha convinto sin dalla più tenera e diabolica età della regola più elementare per cambiare tutte le verità di regola in tasca e metterci la tua firma: scrivere un tema per andare fuori tema senza però andare fuori strada e prendere l’insufficienza”), le riflessioni sulla condizione dello scrittore contemporaneo (“Ah, dimenticavo il colmo dei colmi quanto a vergogna nazionale: Aldo Busi al giorno d’oggi non ha un editore, se li è seminati alle spalle uno dopo l’altro, e non saprei dire quale è stato il più mediocre, il più incapace, il più analfabeta, il più impuro, il più italiano”) e sulla letteratura dei nostri giorni (“Qualsiasi opera di letteratura, la cui sedimentazione è durata magari trent’anni e una decina la sua stesura, non dura più di un tweet, e sarà numericamente infinitamente meno letta e presa in considerazione di un hashtag”).
Lo stile è ricco, concitato, a tratti vaneggiante, a tratti di una lucidità tagliente, originale nel riecheggiare e nel distorcere (“Ognuno sta solo sul cuore delle app, piove che ti trafigge, non è mai sera e è subito oblio”).
Nella parte finale viene abbozzata una proposta esistenziale che si radica nelle tradizioni contadine e nell’autenticità dei rapporti elementari.
Bruno Elpis