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Le recensioni di Bruno Elpis

Gli assalti alle panetterie di Murakami Haruki (qlibri)

coverCi sembrava di aver inghiottito il vuoto cosmico 

Gli assalti alle panetterie di Murakami Haruki: un titolo di manzoniana memoria per un racconto di due episodi illustrato da Igort. 

Condizione (“In ogni caso avevamo fame. Anzi, per l’esattezza, ci sembrava di aver inghiottito il vuoto cosmico”), causa (“Quanto alla causa di questa situazione, molto probabile che fosse la nostra mancanza di fantasia”) e motivazione (“Non era la fame a spingerci a fare il male, no. Il male si trasformava in bisogno di cibo per istigarci a delinquere”) inducono un giovane e il suo amico a una prima esperienza grottesca nel panificio di un melomane. 

A distanza di anni il primo assalto compiuto in gioventù (“Il fatto che ci fosse un legame tra la fame e il senso di vertigine era una scoperta”) il protagonista confessa alla moglie il ricordo della parodia di un reato (“Se è davvero una maledizione, come dici tu, cosa dovrei fare? Assaltare di nuovo una panetteria”) e porta la coppia, in una notte metafisica, a rapinare un McDonald’s. Il bottino? Trenta Big Mac! 

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Del dirsi addio di Marcello Fois (qlibri)

coverUn ragazzo in odore di Asperger 

Del dirsi addio di Marcello Fois ha un protagonista – il commissario Sergio Striggio – che domina la scena con i suoi drammi personali: ha rinnegato un temperamento artistico di critico d’arte, ha mantenuto un rapporto conflittuale con il padre Pietro, ha subito la straziante morte dell’adorata madre, si è legato a Leo, affascinante maestro elementare, ma non ha ancora affrontato il momento di proclamare quell’amore “particolare” a colleghi e familiari… 

Con tanta carne a un fuoco che la neve di Bolzano non sopisce, la scomparsa del piccolo Michele (“Michele Ludovisi è un ragazzo particolare, uno in odore di Asperger…”) rimane in secondo piano per gran parte del romanzo, salvo vellicare la curiosità del lettore che punta un occhio alle vicende sentimental-professionali di Sergio, ma mantiene l’altra metà dello sguardo indirizzata su una vicenda che potrebbe essere un incidente, un allontanamento volontario (“Certi adulti non si meritano il compito che gli è stato assegnato e… qualche volta i bambini si nascondono da se stessi proprio per adeguarsi alle aspettative di chi dovrebbe educarli a esprimersi in libertà.” È il pensiero anche del commissario…), un omicidio, un rapimento (“Separazione in corso: o uno o l’altra fanno rapire il bambino”) o forse altro (“Delirio a due. Figlio difficile, madre esaurita e padre sfinito”).
E ancora, cosa ci faceva uno strano prete nella piazzola ove Michele sparisce? 

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Uomini senza donne di Haruki Murakami (i-libri)

cover“Uomini senza donne” è il titolo della raccolta di sette racconti di Haruki Murakami. Il filo conduttore delle storie è la situazione dell’uomo che patisce l’assenza della donna nella propria vita nel confronto tra due universi talvolta non comunicanti (“Percepire… una qualche differenza tra la capacità di maschi e femmine… Erano più attente ai dettagli, e sapevano ascoltare”). 

Così, in “Drive my car”, un attore (“Kafuku era un attore conosciuto”) vedovo – nell’impossibilità di guidare la vettura (“L’oculista ha riconosciuto i sintomi di un glaucoma… Il tasso alcolico non era molto alto”) – si confida con la donna autista, accanita fumatrice (“Potrebbe esserle fatale, lo sa?... Be’, se è per questo, la vita stessa è un rischio fatale”) appena assunta (“Misaki divenne l’autista di Kafuku”), per indagare sul mistero femminile (“Il fatto è che noi non possiamo capire fino in fondo cosa pensa una donna, non crede?”), rappresentato dalle motivazioni dell’infedeltà della moglie (“Allora tutti dobbiamo recitare?”). 

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Nel momento (i-libri)

coverNel momento” di Andrea De Carlo è una spietata anatomia della crisi di un rapporto, che pone un drammatico interrogativo: come ripartire? 

La crisi del rapporto 

Esplode per caso, con un incidente (“La mattina del cinque marzo sono uscito da solo e di umore sospeso perché il tempo era brutto e perché avevo una strana curva nei pensieri, e il cavallo mi ha preso la mano”). Un’attività ordinaria (“Era uno degli aspetti dell’andare a cavallo che mi avevano affascinato fin dall’inizio: il dover stare in guardia ma non rigidi di tensione, attenti ai minimi segnali eppure parte di un equilibrio molto più ampio e mobile, dove nessun gesto può garantire effetti permanenti”), svolta da tempo (“Lavoravo con i cavalli già da cinque anni”)… Eppure è proprio quella l’occasione per ripensare al rapporto (“Ho provato a pensare a prima di Anna e a prima dei cavalli, e mi sono reso conto che non ero mai stato felice”) e al suo fallimento (“Non mi veniva in mente nessuna gioia non interrotta dal dovere, nessuna sorpresa non diluita dall’abitudine, nessuna allegria non velata dalla noia, nessuna fantasia non inchiodata a terra dal peso stolido della realtà”). 

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