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Le recensioni di Bruno Elpis

Vita di Nullo di Diego Marani (qlibri)

coverLa soluzione di Nulllo al carobenzina 

Diego Marani attraverso la Vita di Nullo racconta la storia di una generazione (“Gli ultimi astanti di un bar che nessuno frequenta più”) che riconosce la propria identità per opposizione, assumendo Nullo come “la nostra vittima sacrificale, il nostro capro espiatorio. Ma la sua peculiarità era che dal sasso del sacrificio neanche a rito compiuto voleva spostarsi”. 

Come spesso succede, l’importanza di Nullo esplode quando lui viene meno (“Eppure mi sento colpevole della scomparsa di Nullo”): in quel momento la coscienza del gruppo si afferma (“Ci tenevi in pugno, ci costringevi a esaudire le tue smanie e lasciavi a noi l’amara parte del carnefice”) e si celebra come nei tempi passati (“Lontano dal bar Nullo era lasciato a se stesso. Noi in qualche modo convogliavamo il suo anelito all’autodistruzione in una danza tribale che alla fine lo salvava”): quando Nullo era figura tragica sul suo Malanca Testarossa, o sulla 127 a benzina trasformata con alimentazione a metano (“… due siluri… sul portapacchi… sembrava un sommergibile…”). 

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PPP Pasolini, un segreto italiano di Carlo Lucarelli (i-libri)

coverDal 2015, anno di  PPP Pasolini, un segreto italiano di Carlo Lucarelli  e quarantesimo anniversario della morte del poeta di Casarsa, Pasolini furoreggia nei dibattiti, nei convegni, nelle pubblicazioni di vario taglio.

Tono e impostazione dell’opera di Lucarelli (“Parliamo della morte di Pier Paolo Pasolini, e non da un punto di vista estetico o letterario… ma criminologico”)  traspaiono dal titolo del libro (“Insomma, non sono Misteri, quelli. Sono Segreti. Segreti Italiani.”) e aderiscono al profilo dello scrittore, protagonista di trasmissioni televisive sui casi noir e mistery.

Dopo qualche definizione discutibile (“Pier Paolo Pasolini è uno dei padri (nobili) del noir italiano”) e paragoni dello stesso calibro (“PPP per me era come Luigi Tenco”), passando per una sommaria analisi più quantitativa (sulle vittime) che qualitativa degli anni di piombo, Lucarelli assume un paio di presupposti – i troppi traumi rilevati dall’autopsia; i troppi chilometri percorsi in quella notte; il furto delle “pizze” di Salò – per formulare la sua tesi sulla “verità” processuale consolidatasi attraverso i meccanismi della giustizia (“La Corte di Cassazione … esaminati gli atti, conferma le condanne precedenti e l’esclusione del concorso con ignoti”): un delitto a sfondo omofobo, non certamente un omicidio preordinato a tacitare l’eretico (“Non si uccide uno scrittore soltanto per questo. Per un romanzo”), il corsaro, il conoscitore delle occulte trame (“Io so…”) che si apprestava a chissà quali rivelazioni sull’Eni e sui poteri dell’Italia corrotta e trafficona.

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La lunga strada di sabbia di Pier Paolo Pasolini (i-libri)

coverNella nuova edizione Guanda con brani omessi nella prima versione pubblicata (in testo rientrato) e con l’introduzione di Paolo Mauri, La lunga strada di sabbia può essere percorsa anche attraverso il filtro dei ricordi personali: un modo egoriferito per viaggiare un’altra volta nei luoghi di questo straordinario itinerario geo-letterario che, nell’anno 1959, vede in Pier Paolo Pasolini  – è non è né iperbole né reiterazione – un eccezionale inviato speciale (“Solo, con la mia millecento e tutto il Sud davanti a me. L’avventura comincia”). 

Così Rapallo (Viene la sera: le orchestrine suonano nei bar, davanti a eserciti di sedie: tutto il liberty si illumina del fuoco sacro di notti estive che non hanno avuto nessun Proust, e comincia l’ossesso passeggio sotto le palmette del lungomare. Sul tardi… arriva una banda di teddy-boys) e la Versilia (Cinquale – I monti della Versilia… ridenti o foschi? Ecco una cosa che non si può mai capire. Un poco folli, di froma, e inchiostrati sempre con tinte da fine del mondo, con quei rosa, quelle vampate secche del marmo che trapelano come per caso… Qui ci fu D’Annunzio. Qui tra il ’20 e il ’30 Huxley scrisse Foglie secche, e Thomas Mann – che faceva fare il bagno nudi ai figlioletti scandalizzando gli italiani – scrisse, indignato, Mario e il mago”) ritornano nei ricordi di vacanze dell’età infantile. 

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Affabulazione di Pier Paolo Pasolini (i-libri)

coverUna tragedia all’ombra di Sofocle 

In Affabulazione di Pier Paolo Pasolini l’ombra di Sofocle è non soltanto influente fonte d’ispirazione o radice culturale, ma anche  personaggio con il quale si misura un padre, anch’egli nell’epilogo ridotto a mendicante proprio come l’Edipo a Colono. 

Preannunciata da un sogno inquietante come nella miglior tradizione greca (“Ma perché, se in quel sogno si nascondeva Dio,/ne provo tanta vergogna?”), va in scena la tragedia dell’alterità (“Quel biondo terribile, non mio”) che si contrappone al desiderio d’identità (“Ma tu non sai che la più grande gioia dei padri/è vedere i figli uguali a loro?”) e incarna il diritto del figlio all’autonomia esistenziale (“Ma io sono giovane/e ho diritto alla mia ingenuità;/ad avere il mio conformismo di figlio ribelle!”). 

Alcuni passaggi sfidano la proibizione etica, affrontano l’interdizione sociale e si avventurano in sfere ritenute intangibili oltrepassando – per intercessione della madre - il tabù freudiano della scena primaria.

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