Le recensioni di Bruno Elpis
La figlia maschio di Patrizia Rinaldi (qlibri)
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Avevo imparato la distanza durante le violenze
La figlia maschioriconfermache Patrizia Rinaldi è voce potente e originale della narrativa italiana. Con quest’opera a quattro voci – un palazzinaro che incarna l’arroganza del maschilismo (“Da quel giorno sei diventata un’ossessione pornografica da consumare in privato”), una donna soccombente e recessiva, un intellettuale asservito al potere economico e Na, giovane donna cinese che ha patito le regole imposte da una società spietata e da un’umanità violenta – affronta temi forti, a volte intollerabili (“I padri veri o finti mi volevano, ma non come figlia… legata al mondo con il fiocco rosa dell’incesto”), con uno stile inconfondibile (“Ti portai nel sestiere più orientale, per questioni di appartenenza tua a qualsiasi oriente…”), distintivo e non convenzionale.
Ritengo accattivanti modalità e toni con i quali Patrizia Rinaldi esercita la sua critica profonda, che qualificherei neo o post femminista se non fosse riduttivo imprigionare un’essenza in una formula, nei confronti di esistenze, psicologie e modelli socio-culturali – tanto orientali quanto occidentali - che hanno perpetuato squilibri, diseguaglianze e rapporti di potere nella lotta sfrenata che ogni giorno vede contrapposti dominatori e vittime, aggressori e prede, in questo nostro mondo insensato e conflittuale.
Il mare dove non si tocca di Fabio Genovesi (qlibri)
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Ero il figlio del grande Giorgio
Il mare dove non si toccaè una sensazione che chiunque abbia imparato a nuotare ha per lo più sperimentato. Per il piccolo Fabio – sarà autobiografia per Fabio Genovesi? - si tratta di mettere in pratica il detto secondo il quale se vieni buttato in mare hai due alternative: o affoghi, o impari a nuotare.
E Fabio, tra i terrori di un bambino che vive in una città di mare, quell’estate finalmente impara a nuotare grazie all’amato padre (“Avevo dieci anni ed ero il figlio del grande Giorgio, che era arrivato sul pianeta Terra con la missione di aggiustare tutto, e invece adesso stava lì fermo su un letto meno vivo dei fiori che gli mettevano sul comodino”).
Fabio appartiene a una famiglia eccentrica, una comunità autarchica che vive nel villaggio Mancini, con una frotta di zii che pretendono di fargli da padre e da nonni, tanto più quando il vero padre – il grande Giorgio, uomo di poche parole e di molti fatti - viene ricoverato in rianimazione per un grave trauma. In realtà quegli strambi zii imbarazzano il bambino per tutte le stravaganze che compiono.
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I diavoli custodi di Erri De Luca e Alessandro Mendini (qlibri)
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Partiti dagli incubi di un bambino dislessico
I diavoli custodi sono mostri che Erri De Luca commenta a partire da illustrazioni realizzate da Alessandro Mendini: “Partiti dagli incubi di un bambino dislessico, i rispettivi mostri di noi due sono sgusciati fuori da censure segrete, da pudori. Non so decidere se sono stati sprigionati oppure asserragliati in questo libro”.
Scorrono così riflessioni – più che racconti - sui mostri dei nostri giorni e dei giorni passati, con gli immancabili riferimenti biblici e alla cultura yiddish da parte di De Luca (Abramo e Isacco, l’occhio triangolare divino), gli spettri familiari (“Intorno alla mia tavola tornano a brillare per effetto del buio e del fuoco acceso nel camino”) e personali (“Non ho visto la nudità di mio padre e di mia madre. Le ho dovute conoscere nella loro morte”), e le tragedie dei nostri giorni: “À l’aurore, armés d’une ardente patience, nous entrerons aux splendides villes. Rimbaud in Una stagione all’inferno… Mi passava come un’ape intorno il verso di rimabud mentre costeggiavo a piedi l’isola di Lampedusa.”
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Un appartamento a Parigi di Guillaume Musso (i-libri)
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Per un equivoco Madeline e Gaspard si ritrovano in Un appartamento a Parigi (“Cursum Perficio era una casa-atelier degli anni Venti”): quello appartenuto al talentuoso pittore Sean Lorenz, ex graffitaro. Prende così il via il nuovo romanzo di Guillaume Musso, per certi versi connesso ad alcuni romanzi precedenti (“Il caso Alice Dixon l’aveva distrutta”) dello scrittore francese.
Entrambi i protagonisti sono alle prese con problemi personali: Madeleine insegue una maternità desiderata, il drammaturgo Gaspard deve scrivere l’ennesima opera, ma la sua misantropia comincia a stargli stretta rispetto a un ciclo vitale privilegiato ma insoddisfacente (“E poi, sei mesi di navigazione attraverso le Cicladi… E lui tornava a rifugiarsi in territorio americano, nel suo chalet nel Montana… E poi c’era quel famoso mese di scrittura a Parigi”). Per contro, i misteri che avvolgono la vita e la morte del pittore sono coinvolgenti, affascinanti, stimolanti e passano attraverso l’ambiguità di due colleghi graffitari, una moglie tanto amata quanto raffigurata (“Le 21 Pénélopes”), un figlioletto che sembra perito nel corso di un tragico rapimento.
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