Le recensioni di Bruno Elpis
Punto debole di James Patterson (qlibri)
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Non credeva nel karma
Condurrò il commento di Punto debole di James Patterson come se fosse la dimostrazione di un teorema di geometria.
Ipotesi: “Negli Usa, ogni 15 libri venduti uno è di James Patterson, per un totale di oltre 16 milioni di copie vendute all’anno. In Italia, i suoi romanzi hanno venduto oltre 3,5 milioni di copie” (dalla quarta di copertina).
Tesi: si veda il giudizio finale.
In questo libro il detective Alex Cross si destreggia tra l’amore per la sua famiglia – composta dalla moglie Bree, da nonna Nana Mama e dai tre figli Damon, Jannie, Ali – e un caso di stragi seriali, che colpiscono i centri benessere (“Ogni due anni questi tizi compiono una strage in un bordello, ammazzano tutti tranne una prostituta che si portano via, e sequestrano due bambini, un maschio e una femmina”). Nell’ultima di queste stragi perde la vita un campione sportivo (“La strage in un famigerato centro benessere in cui ha perso la vita Pete Francones”).
I diavoli custodi di Erri De Luca e Alessandro Mendini (i-libri)
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I diavoli custodi di Erri De Luca e Alessandro Mendini – In quest’opera a quattro mani – anzi a sei, se consideriamo anche quelle del bimbo, Pietro – Erri de Luca riflette sul rapporto tra parola e illustrazione: “L’immagine e la scrittura quando vanno insieme si affrontano. L’immagine, che ha più vasta platea, dispone la scrittura a sua didascalia. La scrittura invece vuole che l’immagine sia a sua illustrazione.
In questa occasione sono sospese le ostilità. Qui l’immagine ha la precedenza e da lei origina la pagina di destra, che è seguente.”
La mente va ai libri illustrati, formula spesso utilizzata nella letteratura per l’infanzia, oltre che nelle graphic novel – ma soprattutto a opere – come Le petit prince – nelle quali lo scrittore arricchisce la narrazione con le immagini.
La formula prescelta ne I diavoli custodi s’ispira ai disegni di Pietro: “Un bambino dislessico disegna minuziosamente pagine di mostri. Metterli in una forma li riduce d’immensità, d’intensità e di angoscia… Alessandro Mendini si coinvolge negli incubi accurati del bambino, li compara ai suoi e rivolge a se stesso la punta di matita….”
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Il silenzio coprì le sue tracce di Matteo Caccia (qlibri)
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Al confine delle cose
Un itinerario montano quello di Pietro Zambelli detto Zambo tra luoghi aspri e spopolati (“Il villaggio era un fantasma di pietra. Arrivarci era complicato. Se chiedevi a una guida turistica, te lo avrebbe sconsigliato senz’altro. Solo un reietto o un fuggitivo si sarebbero spinti fin lassù”). Parte da Marsiglia (quella italiana, in Liguria) in compagnia del cane Tobia, custodendo una pistola ( “La Smith & Wesson calibro 357 era ancora lucida”), nel ricordo di un suicidio scioccante. S’imbatte nel vecchio amico del padre – Dindon – e in una piccola comunità della quale fa parte Agnese, ex tossicodipendente, con la quale intreccia una primordiale relazione amorosa.
Lagdei e Lago Santo, Cerreto Alpi, Monte Sillara, Codiponte sono le tappe di un viaggio che ha per destinazione Arcidosso (GR) tra il Monte Amiata e il Monte Labbro (“Devo raggiungere una casa in Maremma”), ove il padre ex partigiano aveva una proprietà (“Sto andando al podere sul Monte Labbro”).
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Il ragazzo nuovo di Tracy Chevalier (qlibri)
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Un lampo di luce nel viso scuro
I temi del razzismo, della diversità e dell’accoglienza s’intrecciano nella storia di Osei e Dee, Ian e Mimi (“Erano troppo diversi, loro due: il ras del cortile e la picchiatella”), Casper e Blanca: ragazzi leader per bellezza o per carisma in un college di Washington (“Sebbene nel 1974 Washington fosse chiamata Chocolate City a causa della sua vasta popolazione di colore, non c’erano studenti neri nella scuola di Dee, né famiglie di neri tra i suoi vicini”). Qui Osei detto O – nuovo Otello in verde età – costituisce una novità (“Ma era il colore della sua pelle a spiccare più di tutto, un colore che a Dee ricordò gli orsi che aveva visto qualche mese prima allo zoo, durante una gita scolastica”) che si spegne come un fuoco di paglia nell’arco di una sola giornata e che gli adulti – gli insegnanti – si dimostrano incapaci di gestire adeguatamente (“Pensi che dovremmo… parlare di lui agli studenti? Della sua diversità? Per aiutare ad accoglierlo?”) e senza pregiudizi.