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Le recensioni di Bruno Elpis

Tranelli d’Italia di Luca Goldoni (qlibri)

coverE nessuno sa più sbrogliare la matassa 

Conversazione con la mia bibliotecaria.
«Te lo ricordi? Che fine avrà fatto?»
«Sarà ancora vivo?»
Stiamo parlando di Luca Goldoni, l’autore di Cioè (chi se lo ricorda?), un libro che negli anni settanta aveva colpito nel segno, criticando il linguaggio degli italiani e la sua decadenza.
Una breve ricerca su internet ci conferma che il giornalista è vivo e vegeto.
«Ti procuro l’ultima sua opera, è abbastanza recente!». Per l’appunto si tratta di Tranelli d’Italia, titolo parodia dell’inno nazionale. 

In questo saggio, Luca Goldoni scatena ancora il suo spirito satirico contro le tautologie e i nonsense dell’espressione (“Pertanto non si possono escludere rilevanti scosse future, anche se si può ipotizzare che l’attuale fenomeno sia in via d’estinzione”) parla del suo “Sentirsi emiliano”, inevitabilmente ripercorre con nostalgia alcune tappe della sua carriera (“Tornavo dai servizi di guerra con il complesso del reduce che stenta a reinserirsi”) verificandone l’evoluzione (“E così è cominciata la mia ultima avventura: l’inviato speciale dentro me stesso”), constata gli intervenuti mutamenti nella comunicazione e nella società:

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Peccato originale di Gianluigi Nuzzi (i-libri)

coverLa prefazione (Papa Francesco e le sette domande) di Peccato originale  pone sette domande, alle quali tenta di rispondere Gianluigi Nuzzi nelle tre parti del saggio-inchiesta, i cui titoli corrispondono a pulsioni allitterate da tre esse: Sangue – Soldi – Sesso. 

La prima parte (Sangue) ha tutti i toni del romanzo giallo. 

1-   È stato ucciso Albino Luciani?
È questo un dubbio che aleggia in presenza di un possibile movente (“Papa Luciani… era diventato un ostacolo per gli affari spregiudicati dell’allora presidente dello Ior Paul casimir Marcinkus”) contro un papa scomodo (“A colpire Albino Luciani è la sua vicinanza con papa Paolo VI”) e critico (“Il giudizio negativo di Luciani… si rafforza dopo la cessione del pacchetto di controllo della Banca Cattolica del veneto dallo Ior al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi”) nei confronti di un sistema guasto (“I tanti e spregiudicati affari che il trio Sindona-Calvi-Marcinkus stavano portando avanti”): un dubbio ingigantito da una circostanza ben precisa (“Perché non fu fatta l’autopsia?”)… 

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La figlia maschio di Patrizia Rinaldi (i-libri)

coverLa figlia maschioè Na, avvenente ragazza scampata agli abusi privati (“Avevo imparato la distanza durante le violenze… so diventare irraggiungibile”) e al destino delle femmine nella Cina oppressa dal totalitarismo della politica demografica. La sua voce disincanta e cinica (“I padri veri o finti mi volevano, ma non come figlia… legata al mondo con il fiocco rosa dell’incesto”) si leva con quella di Marino, Felicita e Sergio, a comporre un romanzo polifonico che prevede quattro registri narrativi, tuttavia fusi nell’assolo intonato da Patrizia Rinaldi

La figlia maschioè un romanzo duro, sia per la presenza di personaggi sgradevoli come il palazzinaro Marino (“Mi chiamo Marino, ma il mare non mi è mai piaciuto. Per questioni ereditarie ho più cari gli acquitrini”), sia per i contrasti che impietosamente ritrae: contrapposizioni di genere (“Tu invece eri la femmina della mia specie che scappa dal dominio del maschio e che perciò spinge la voglia oltre ogni limite ragionevole”), gabbie socio-familiari (“La rivelazione del tuo segreto ti spaventava più dello stupro”), conflitti del materialismo economico (“La trattativa, tra soldi per il vecchio, corruzioni, permessi e altre minuzie, raggiunse il prezzo equivalente all’acquisto di una villa all’Aventino”), rapporti sessuali predatori e umilianti (“Da quel giorno sei diventata un’ossessione pornografica da consumare in privato”). 

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La guardarobiera di Patrick McGrath (qlibri)

coverJoan fissava Gustl come un basilisco 

La guardarobiera:  noi che conosciamo Patrick McGrath, non possiamo che leggere questo romanzo esercitando l’arte del sospetto. Sospetto nei confronti di tutti i personaggi che ruotano intorno a Joan: il genero Julius, la figlia Vera, la rifugiata zia Gustl. Noi che sappiamo quanto questo autore ami ricamare i suoi romanzi sulla filigrana di una storia sotterranea, che soltanto nelle ultime pagine rivela la trama occulta. E proprio di trama dobbiamo parlare, considerato il mestiere di Joan (“Una stanzetta buia e fredda, con una macchina da cucire e tutte le sue stoffe, forbici, ditali, rocchetti di filo”), guardarobiera in doppio senso, sia per il lavoro che svolge (“Rimase seduta alla macchina da cucire per tutte le ore della notte, ridendo e singhiozzando, rievocando l’uomo che aveva perduto”), sia per il nuovo ruolo di custode del guardaroba di Gricey, attività che la donna – dopo la morte del marito attore – svolge nel proprio appartamento: “Nella sua testa, lui viveva ancora in quel guardaroba, e ovviamente coesisteva con Frank Stone, due entità distinte, in genere, ma abbastanza spesso una presenza gemella che avanzava e indietreggiava in spettrale tandem, eseguendo una specie di minuetto esistenziale.” 

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