Le recensioni di Bruno Elpis
Il mare dove non si tocca di Fabio Genovesi (i-libri)
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Il mare dove non si toccaè fonte di angoscia per chi non sa nuotare, ed è il medesimo tormento che si prova quando sull’aereo si pensa al vuoto immenso che si spalanca sotto ai nostri piedi. Per mano di Fabio Genovesi ben conosce questo senso di disperazione Fabio, un bambino che vive in un nucleo isolato dal paese, il villaggio Mancini, con una caterva di zii dai nomi strani (Adelmo, Aramis, Athos, Arno…), tutti rigorosamente allitterati dall’iniziale A (“Per A come i loro genitori, che si chiamavano Arturo e Arrchilda”), al punto che il nonno di Fabio, anziché Rolando, “l’hanno chiamato Arolando”.
Questi zii stravaganti nel corpo (“Come mai quella strage di dita”), nella visione della vita (“Solo i maschi possono essere daltonici”) e nel temperamento anticonformista tendono ad assumere il ruolo supplente del padre (“Il babbo aveva una missione, e questa missione era aggiustare tutto quello che non funzionava”), l’adorato e silenziosamente adorante Giorgio (“Mi garba… guardare il mio figliolo che mangia tutto il gelato che vuole”), tanto più quando questi viene ricoverato in terapia intensiva in stato vegetativo per un grave trauma.
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Sacrificio di Andrea Carraro (i-libri)
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Sacrificiodi Andrea Carraro è un romanzo coinvolgente, intenso come l’amore che Giorgio, intellettuale occupato in una piccola casa editrice e separato dalla moglie Giulia, nutre per la figlia Carolina, eroinomane.
Cosa può fare un padre per salvare l’amata figlia dall’orrore della droga?
Il primo tentativo è quello di rifugiarsi nella fede (“E non hai fatto nulla. A parte piangere come me, e pregare. Che devo fare Madonna mia, che devo fare? Se c’è un modo per salvarla indicamelo adesso… quello che ti chiedo è solo di correggere il destino di Carolina”), ma il tentativo fallisce (“Io non voglio perdere mia figlia. È tutto quello che ho. Sono disposto a fare qualunque cosa, ma cosa, cosa?”) e il fallimento orienta in senso opposto (“E se io – padre – avessi occasione di interrogare il Diavolo?”) a interrogare il demonio: “Caliban… è un personaggio di Shakespeare, certo, un mostro deforme, un essere delle tenebre, un semiuomo, figlio di una strega e di un diavolo (un diavolo!), chiavo di prospero, nella Tempesta”.
Cecità di José Saramago (qlibri)
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Per tutto questo mancano gli occhi
E se l’umanità venisse colpita da una pandemia che ha la forma della Cecità?
E se l’esercizio teorico-letterario di José Saramago si trasformasse in realtà?
E se l’epidemia non fosse soltanto una metafora di questo sciagurato mondo (“Senza futuro il presente non serve, è come se non esistesse”)?
Che cosa sono il progresso e la civiltà se non possiamo vederli (“E per tutto questo mancano gli occhi”)?
La mente corre a un altro esperimento letterario analogo: La peste di Camus. Anche lì si agisce su una prospettiva di morte per ragionare su ipotesi di morte (“La pallottola che ti sostituirà una cecità con un’altra”), per scuotere chi legge, per immaginare reazioni del potere e della società.
Sacrificio di Andrea Carraro (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Condividere... L’idea è partita così
Particolarmente attratto in questo periodo dal tema affrontato da Andrea Carraro nel suo ultimo romanzo (il rapporto genitore-figlio analizzato in una situazione drammaticamente al limite), ho letto Sacrificio con attenzione e coinvolgimento emotivo: l’opera narra la reazione che un padre, con la forza strenua dell’amore per la propria figlia, oppone all’immane tragedia della perdizione nella quale Carolina è precipitata a causa dell’eroina. Un nemico che sembra invincibile, perché approfitta degli spazi vuoti della vittima per tiranneggiare, soggiogare, annullare ogni volontà.
Il testo parte dai ricordi struggenti di un padre innamorato che confronta l’immagine infantile e felice di Carolina con la realtà presente e deteriorata dalla droga. Cosa può un padre di fronte a tale orrore?