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Le recensioni di Bruno Elpis

I diavoli custodi di Erri De Luca e Alessandro Mendini (i-libri)

coverI diavoli custodi di Erri De Luca e Alessandro Mendini – In quest’opera a quattro mani – anzi a sei, se consideriamo anche quelle del bimbo, Pietro – Erri de Luca riflette sul rapporto tra parola e illustrazione: “L’immagine e la scrittura quando vanno insieme si affrontano. L’immagine, che ha più vasta platea, dispone la scrittura a sua didascalia. La scrittura invece vuole che l’immagine sia a sua illustrazione.
In questa occasione sono sospese le ostilità. Qui l’immagine ha la precedenza e da lei origina la pagina di destra, che è seguente.”
La mente va ai libri illustrati, formula spesso utilizzata nella letteratura per l’infanzia, oltre che nelle graphic novel – ma soprattutto a opere – come Le petit prince – nelle quali lo scrittore arricchisce la narrazione con le immagini. 

La formula prescelta ne I diavoli custodi s’ispira ai disegni di Pietro: “Un bambino dislessico disegna minuziosamente pagine di mostri. Metterli in una forma li riduce d’immensità, d’intensità e di angoscia… Alessandro Mendini si coinvolge negli incubi accurati del bambino, li compara ai suoi e rivolge a se stesso la punta di matita….” 

Le illustrazioni realizzate da Alessandro Mendini offrono il destro a Erri De Luca per scrivere pagine che non sono racconti, ma piuttosto riflessioni su incubi e mostri: storici e personali, dei nostri giorni e dei giorni passati: il terremoto, la minaccia silente rappresentata dal Vesuvio, l’esperienza del tonfo (a partire da La Chute di Camus), la guerra dei Balcani, il bagno di folla (“Per vizio e per istinto smonto le frasi fatte”), gli attentati e il terrorismo (“In questo momento si lanciano bombe dentro i tram di Algeri. Mia madre può trovarsi in uno di questi tram. Se è questa la giustizia, preferisco mia madre”), per citarne alcuni. 

Immancabile, il riferimento alle tragedie dei nostri giorni: “Attraversare il mare senza che il cielo lo sappia… Oggi il ventre del cavallo di legno di Ulisse non porta soldati Greci dentro le mura di cinta. Porta fuggitivi oltre il filo spinato, porta assediati in salvo.” 

Così come costante è la riflessione sul ruolo e sulla funzione dello scrittore (“Artista è chi riporta in superficie la vita che gli scorre sotto traccia”). 

Tra i mostri, quello che chiude la rassegna è l’indifferenza, un male tipico degli ultimi decenni, laddove in passato “si poteva crescere spietati, non indifferenti”. Un velo di nostalgia per gli anni in cui si combatteva e ci si metteva in gioco (“Vietnam: oggi si sa forse dov’è per qualche ragione di turismo. Allora era un centro nervoso del mondo”). 

Possiamo considerare riuscito questo che è “il prodotto di amicizia tra un gran signore della matita e uno scrittore di quaderni”?
Come giudicare il connubio tra arti complici?
Le domande esprimono dubbi.
Vero è che il libro si conclude con un capovolgimento dei fronti: “L’ultima parola spetta a Alessandro Medini. Per questa pagina finale invertiamo la sequenza…” 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/libri/diavoli-custodi/