Le recensioni di Bruno Elpis
Chi sta male non lo dice di Antonio Dikele Distefano (qlibri)
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Cosa ci vado a fare io in Congo?
Chi sta male non lo dice e infatti non dicono di star maleYannick e Ifem, due ragazzi dalle origini africane che – come racconta Antonio Dikele Distefano – vivono in modo diverso il disagiodell’immigrato che in terra straniera deve affrontare l’emarginazione e i pregiudizi razziali.
Yannick è schiavo della droga, Ifem si tuffa nell’amore per Yannick e si aggrappa al sentimento per arginare il dolore per la morte improvvisa della madre: l’ha vista uscire in lacrime, poi ha saputo del suo incidente…
Lo sbocco risolutivo per i due ragazzi è diverso: lui passa attraverso la comunità (“Fino a quando non ci si rende conto che se si vuole che accada qualcosa nella nostra vita, quella cosa dobbiamo volerla e farla noi”), lei affronta il suo dolore (“Mentre sparisco tra le braccia di mio padre mi rendo conto che si capiscono così tante cose quando non si è più innamorati. Io come lui oggi aspetto che qualcuno mi salvi”) e il distacco da Yannick con un ritorno alle origini (“Cosa ci vado a fare io in Congo?... Mamma… Vado per tornare diversa, per dimenticarmi che non ci sei e ricordarmi che esisto”).
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Quello che l’acqua nasconde di Alessandro Perissinotto (qlibri)
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Perché mi lavo due volte al giorno
Quello che l’acqua nasconde di Alessandro Perissinotto è titolo che allude alla sindrome di Macbeth (“Lo hai capito perché mi faccio il bagno o la doccia due volte al giorno?”).
Edoardo Rubessi, genetista in odore di Nobel, torna a Torino dagli States con la moglie Susan, fotografa, per un ciclo di convegni. Dovrebbe essere un ritorno trionfale e invece si trasforma in un incubo a causa di un vecchio stalker (“Potresti ammazzarmi questo sì, o farmi ammazzare, ma denunziarmi no, sarebbe troppo rischioso per il tuo personaggio pubblico, per la tua carriera, per i tuoi finanziamenti: non si dà il Nobel a quelli come te”) che assedia la coppia con messaggi strani (“Ho scoperto che villa Azzurra era un ospedale psichiatrico infantile e che oggi è abbandonato…”) e ambigui (“Chi è il dottor Grubesic?”).
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Nostalgia di Ermanno Rea (qlibri)
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Povera Sanità!
Bello il titolo “Nostalgia” (“Nostalgia, che poi è il sentimento che domina il protagonista di questa cronaca e ne determina le scelte. La parola nostalgia nasce dall’abbinamento di due vocaboli della lingua greca classica: nóstos, che significa ritorno, àlgos, che vuol dire dolore”), fa riferimento a un sentimento spesso importante, a volte dominante.
Ottimo l’autore, Ermanno Rea, così capace di descrivere Napoli (“Povera Sanità! Strade strette e tortuose, palazzi fatiscenti, alle spalle una lunga storia lunga più di due millenni, testimoniata da ipogei, altari, sepolcri scolpiti, scale che scendono sottoterra come volessero raggiungere le viscere del pianeta”) e le sue peculiarità (“La Sanità è piena di grotte, gallerie, anfratti, androni bui che si aprono su imprevedibili giardini, vie strette inaccessibili alle automobili, bassi fatti apposta per ingoiare fuggiaschi. Se Napoli è un mondo a parte rispetto al resto del pianeta, la Sanità è un mondo a parte rispetto alla stessa Napoli”).
Storia della piccola volpe che mi insegnò il perdono di Sergio Bambarén (qlibri)
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Quel virus chiamato uomo
Sergio – detto il sognatore – vive in una casetta ecologica sulle rive dell’oceano. Ha per amico Chiqui, un volpacchiotto che è una specie di interprete tra l’uomo e gli altri animali.
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