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Le recensioni di Bruno Elpis

Medea di Lucio Anneo Seneca (qlibri)

Medea“Maestra di delitti” 

Nella tragedia in cinque atti Lucio Anneo Seneca dipinge la sua versione di Medea che risente del personale punto di vista dell’umanista e filosofo latino: quello dello stoico (“Le grandi ferite, chi può restituirle? Chi le sopporta in silenzio, con animo fermo”) che condanna senza appello chi agisce lasciandosi dominare dalle passioni (“Frena la tua furia. Come una Menade…. Con gesti selvaggi, mostrando in volto i segni di un furore delirante. Il suo viso è in fiamme, il respiro affannoso… Il suo furore trabocca…”).
La tragedia si svolge tra Medea e il coro, nei dialoghi in successione con la nutrice, Creonte e Giasone. Nell’atto finale Seneca utilizza la rappresentazione scenica dell’infanticidio, mentre nella tragedia greca classica questo evento viene narrato in modo indiretto. 

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La scala a chiocciola di Ethel Lina White (qlibri)

Ricetta per cucinare un giallo classico 

A quanto pare, Ethel Lina White non ha eredi, se Mondadori dichiara in apertura de “La scala a chiocciola” (reperito usato su Amazon) un’avvertenza: “L’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti di edizione e traduzione senza riuscire a reperirli”. 

L’opera ha ispirato l’omonimo film di tensione del 1946 diretto da Robert Siodmak e si candida a incarnare tutti i canoni del thriller classico. Al punto che, dopo averlo letto e prendendolo a paradigma, mi sento di formulare la seguente ricetta. 

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Una stanza chiusa a chiave di Yukio Mishima (qlibri)

coverLa torbida anarchia

Una stanza chiusa a chiave” è un’opera nella quale Yukio Mishima riporta un’inquietudine multipla: per l’evoluzione storica del Giappone post bellico (“Era il 10 febbraio 1948”), per il disagio esistenziale, per il senso di solitudine e di morte spirituale dell’individuo (“Kazuo era solo, tentava di contrastare l’anarchia del mondo esterno, di purificare la confusione del proprio animo per identificarsi soltanto con essa”). 

Per rappresentare il dramma soggettivo in quello collettivo Mishima assume i contrasti interiori di Kazuo, funzionario statale, che – dopo aver conosciuto, frequentato e amato una donna (“Al termine della notte Kiriko era morta”) – ne frequenta la figlia Fusako: una bambina di nove anni, involontariamente maliziosa e provocatoria, nei confronti della quale il giovane prova un sentimento contrastato (“Una camera chiusa a chiave… L’idea lo fece sussultare di paura e di voluttà”) con impulsi illeciti (“Chissà perché il corpo di una bambina suscita il desiderio di profanarla con atti terribilmente impuri”) e pericolosi (“Era ossessionato dalla carne della bambina. Da quella carne acerba, color pesca, delicata… una bambina. Che però possiede cuore, sangue e viscere”).

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La voliera dei pappagalli di Anna Maria Balzano (qlibri)

parrocchetti

Le gabbie della vita, ne parliamo con l’autrice 

Anna Maria Balzano è per me innanzitutto una stimata amica, ottima compagna “virtuale” di letture e raffinata commentatrice di romanzi. Con la curiosità di leggerla in veste di autrice e nel fondato timore di saper esprimere un giudizio obiettivo, ho intrapreso la lettura de “La voliera dei pappagalli”, titolo suggestivo valorizzato dall’immagine variopinta della nuova cover. Il mio timore è durato soltanto un attimo perché, nella tranquillità di una sera estiva irrigata dal temporale (tanto è durata la mia lettura!) mi sono lasciato “irretire” da una narrazione che ha catturato la mia attenzione e mi ha fatto dimenticare l’identità affettiva di Anna Maria. 

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