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Le recensioni di Bruno Elpis

Il vizio di Caino di Ferdinando Pastori (i-libri)

coverIl vizio di Caino” ha uno sbocco univoco: il fratricidio. “Il vizio di Caino” sfocia in un delitto compiuto per invidia e gelosia. E al biblico precedente s’ispira Ferdinando Pastori per intessere un noir dalle tinte forti a partire dal complesso d’inferiorità che un figlio nutre nei confronti del fratello prediletto. 

Il duo Caino-Abele, nel romanzo di Pastori, è rappresentato da Flavio e Filiberto (“Ci siamo divisi i ruoli. Lui il figlio adorato, io quello dannato”), i figli di un avvocato milanese (“L’avvocato che difende i ricchi e i potenti. Squalo fra gli squali”), di grido e spregiudicato (“Suo padre… è un personaggio importante, un uomo in vista e influente. Con il suo lavoro e gli interessi in politica si è fatto parecchi nemici”).
Filiberto ne ha seguito la strada (“Abele, il figlio buono, non manca mai all’appello e dubito che sia stato invitato”) e incarna le ambizioni del padre (“Orgoglio di mamma e papà”).

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Le notti di Reykjavik di Arnaldur Indridason (qlibri)

L’isola di fiordi e geyser 

Arnaldur Indridason s’incunea nel filone dei gialli nordici e ne “Le notti di Reykjavik” ci conduce in Islanda: un paese  che nel mio immaginario è un punto di accumulazione di iceberg, sorgenti di acqua bollente e fumarole... contrasti geografici che antagonizzano la totale assenza di una dialettica che, da noi, è un dato di fatto: l’alternanza tra la luce del giorno e il buio della notte.

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Un racconto-poesia di Giuliano Pugolotti, l’uomo dei deserti

In un recente articolo della rubrica “Fatti e libri” ho accostato l’impresa di Giuliano Pugolotti - che ha attraversato in solitaria il deserto dei tartari  - all’omonimo capolavoro di Dino Buzzati.
Quale soddisfazione vedermi recapitare dal mio editore (Ciesse Edizioni) il messaggio che Giuliano mi ha inviato!

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Nell’ombra e nella luce di Giancarlo De Cataldo (qlibri)

coverMaschere! 

Nell’ombra e nella luce” è l’indagine immaginata da Giancarlo De Cataldo negli anni dal 1846 al 1848, nella Torino risorgimentale di Carlo Alberto e di Camillo Benso conte di Cavour. 

I fatti narrati hanno per protagonisti “Emiliano Mercalli di Saint-Just, giovane capitano dei carabinieri reali”, e l’intraprendente medico Gualtiero Lancefroid, che ha una spiccata vocazione per l’anatomopatologia e per lo studio delle parafilie criminali.
Nel 1848, durante un’operazione militare, Emiliano s’imbatte nuovamente nel Diaul, un maniaco che si aggira mascherato (“Quell’individuo, chiunque fosse, aveva, al posto del naso, un lungo becco adunco”) e uccide le malcapitate, preferibilmente prostitute, infierendo sulle vittime.
Il nuovo delitto è la prova che l’artista ebreo, il colpevole individuato due anni prima, nel 1846, rappresenta un tragico errore giudiziario. 

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