Le recensioni di Bruno Elpis
Nell’ombra e nella luce di Giancarlo De Cataldo (Malgradopoi)
- Dettagli
- Categoria: Recensioni
- Scritto da Bruno Elpis
Giancarlo De Cataldo delinea “Nell’ombra e nella luce” una storia situata in pieno Risorgimento nella Torino dei Savoia e della sapienza diplomatica del Conte di Cavour.
Corre l’anno 1848: per antonomasia, lo stesso anno ha originato l’espressione che indica “caos” (un quarantotto!) e, a Torino, la confusione è fomentata dagli atroci delitti commessi da un pazzo che agisce mascherato (il Diaul) e infierisce sulle vittime dimostrando una crudele monomania sadica.
“… Nella nostra città è stato consumato un ignobile crimine. Una povera donna di poca virtù, ben nota i torinesi come la Rosìn, è stata orribilmente massacrata. Le autorità hanno messo a tacere la cosa. Non si vuole che il popolo sappia. Ma il popolo ha il diritto di sapere. Nella nostra città si aggira uno spietato assassino. Ha il naso d’argento.”
Si occupano del caso “Emiliano Mercalli di Saint-Just, giovane capitano dei carabinieri reali” e il perspicace Gualtiero Lancefroid, un incrocio tra Sherlock Holmes (per abilità logico-intuitive) e Ippocrate (per perizia medica).
Com’è possibile che il Diaul agisca ancora, se nel 1846 è stato rinchiuso nel manicomio criminale di Torino? Forse perché è stato commesso un terribile errore giudiziario ai danni di un innocente?
Nel romanzo, è interessante vedere come vi siano - in embrione ottocentesco - molti concetti dell’attuale scienza criminale.
Così, le foto segnaletiche hanno il loro antenato: “Il dagherrotipo poteva rivelarsi utile anche per scopi militari… E i criminali?”
I reperti (“Questo filo proviene dalla tua uniforme…”) cercano una conferma nella tecnica dell’identikit: “Scartò il primo e il secondo abbozzo, e consegnò a Gualtiero il terzo.”
L’efferatezza dei delitti evoca l’incapacità d’intendere e di volere (“affetto da furore maniacale”). E l’indagine individua il cosiddetto “disegno criminale”, nel quale agiscono tre interpreti: un orditore politico (“Seminare il panico nel popolo, scaricare la colpa sugli ebrei. Tutto questo fa parre di un disegno”), uno squilibrato affetto da patologia omicida, un debole che agisce da succube…
I personaggi di fantasia interagiscono con i personaggi che abbiamo studiato sui libri di storia. Emiliano reagisce agli eventi, che sembrano dominarlo, in un finale nei cieli di Torino tra una mongolfiera e un paracadute: tutto in nome dell’amore per Naide, l’attrice disinibita che gli ha ipotecato il cuore…
Bruno Elpis
http://www.malgradopoi.it/novita-e-bestseller/nellombra-e-nella-luce-di-giancarlo-de-cataldo