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Le recensioni di Bruno Elpis

Post office di Charles Bukowski (i-libri)

coverIn “Post officeCharles Bukowski stila l’autobiografia dei suoi “primi cinquant’anni”. Protagonista del romanzo è infatti l’alter ego del Buk, Henry Chinaski, che narra le propria gesta di postino (“Sì signora, solo bollette”) nel difficile conflitto tra sregolatezza della vita privata e impostazione di un impegno lavorativo fisso. Il rifiuto delle regole gli procura continui richiami, spesso scritti, ma dai fatti raccontati si ricava anche il profilo  umano e apprezzabile di un uomo sensibile nei confronti dei colleghi più sfortunati, nemico del potere e critico rispetto all’alienazione indotta dai sistemi produttivi. 

Mentre i giri-posta e i defatiganti ritmi temporizzati obbligano il postino – prima supplente e poi definitivamente assunto – ad adattare il proprio spirito ribelle e insubordinato a un regolamento inflessibile (“Stone arrivò di corsa con la sua ammonizione. Diceva che era contro il regolamento e le regole tenere oggetti sopra il casellario”), sullo sfondo scorrono le convivenze dello scrittore: prima con Betty, poi  con la miliardaria Joyce (“Non mi opposi al divorzio, non andai in tribunale. Joyce mi lasciò la macchina”), con la procace e truffaldina Mary Lou  e infine con  Fay (“Lo so che vuoi salvare il mondo. Ma non puoi cominciare dalla cucina?”), dalla quale Henry ha una figlia (“Allora non sapevo che un giorno sarebbe diventata una bella ragazza che mi somigliava come una goccia d’acqua…”).

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L’erede del tempo di Franco Scaglia (i-libri)

bimbi giordani

Franco Scaglia torna in libreria con “L’erede del tempo”, giallo a sfondo storico-religioso che ha per protagonista padre Matteo, l’archeologo “Custode di Terra Santa” (“Se non imparate ad amare le pietre per quello che sono e rappresentano, la storia dolce a volte, brutale altre volte, che ciascuna di loro contiene, non capirete questa terra”). 

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Post office di Charles Bukowski (q-libri)

coverIl Charles Bukowski fotografato in “Post office” reca il  nome di Henry Chinaski e sfugge alla vita del clochard facendosi assumere come supplente nell’apparato del sistema produttivo capitalisticamente ispirato a regole rigide ed efficienza.
Naturalmente, lo spirito ribelle dello scrittore insorge e confligge con i responsabili che di volta in volta cercano inutilmente di piegare il Buk al rispetto delle regole.
Il mestiere viene svolto in un’epoca molto diversa dall’attuale: le mail non esistevano, ma alcuni passaggi riflettono situazioni che ancora oggi viviamo, quando svuotiamo la casella delle lettere invasa da scampoli di Amazzonia sacrificata (“Non era colpa mia se usavano il telefono e il gas e la luce e comperavano tutto a credito”).
Dopo un primo licenziamento maturato nell’insofferenza al sistema, Chinaski decide di tornare all’impiego postale nonostante la sua fedina opaca (“Mr. Chinaski. La sua situazione giudiziaria è terribile. Vorrei che mi spiegasse il perché di tutti questi fermi, e se possibile giustificasse la sua attuale posizione presso di noi”) per evitare le critiche di parassitismo provenienti dalla famiglia della moglie Joyce, miliardaria e ninfomane che costringe il Buk e veri e propri tour de force del sesso.

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Io sono la neve di Elizabeth Laban (qlibri)

coverEsatto, la neve, la mia preferita 

Io sono la neve” è un titolo che ha richiamato la mia attenzione semplicemente perché contiene la parola neve (“Esatto, la neve, la mia preferita”).
Fin dalle prime pagine si comprende che l’identificazione con la neve viene affidata da Elizabeth Laban  all’anomalia genetica (“Perfino le persone più gentili di rado osano toccarmi”) che affligge Tim, il protagonista: un ragazzo albino che frequenta la Irving School (“Qui troverai un amico, e lo diventerai”). 

La narrazione comincia in una notte d’ottobre: la bufera blocca in aeroporto Tim e Vanessa, entrambi diretti al college. Dopo aver giocato sulla neve, i due trascorrono la notte in albergo, nella stessa camera, per poi ripartire al mattino.
La neve imbianca il college nella notte finale del semestre di studi, quando si celebra il Grande Gioco, ossia l’evento con il quale si congedano coloro che frequentano l’ultima classe, quell’anno rappresentato da “una slittata a mezzanotte… nel bosco.” 

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