Le recensioni di Bruno Elpis
L’erede del tempo di Franco Scaglia (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Franco Scaglia torna in libreria con “L’erede del tempo”, giallo a sfondo storico-religioso che ha per protagonista padre Matteo, l’archeologo “Custode di Terra Santa” (“Se non imparate ad amare le pietre per quello che sono e rappresentano, la storia dolce a volte, brutale altre volte, che ciascuna di loro contiene, non capirete questa terra”).
Il padre francescano è in piena crisi mistica a Gerusalemme (“La via della pace era sempre più stretta perché i potenti fingevano per abitudine: vendevano armi e negavano di averle vendute…”), in uno dei punti più caldi del mondo, e per questo decide di rimettere l’incarico di Custode. Prima di ripartire per Roma, compie il giro dei saluti e incontra gli amici in una girandola etnico-religiosa che abbraccia ebrei, cristiani e mussulmani (“Il Circolo degli Scacchi distava una cinquantina di metri dalla Porta di Erode… Nel circolo si fumava il narghilè e si servivano caffè e tè…”).
Incontrando il rabbino Shlomo, Matteo apprende che lo stesso è impegnato in una ricerca culturale di grande valore, che l’ha condotto sulle tracce delle opere musicali composte dai deportati nei lager (“Doveva, attraverso la loro arte, restituire la gloria ai compositori che avevano continuato a creare nei campi, per sentirsi degli esseri umani”).
Successivamente Shlomo viene ritrovato sgozzato, ma Matteo tiene ferma la decisione di tornare a Roma, ove è ospite dell’amico Padovani che gestisce un teatro (“Arrivato alle Muse, aperta la valigia si accorse che mancava la Gerusalemme Liberata”).
Cosa si nasconde dietro all’omicidio di Shlomo? Forse il contrabbando d’avorio? Oppure qualche mistero che coinvolge il Vaticano?
Le lettere che Shlomo ha inviato a Matteo prima di morire sembrano indirizzare sulla tracce di un segreto sconvolgente che riguarda Gesù… “Come ben sai le dodici tribù di Israele sono i dodici gruppi… nei quali si suddivideva il popolo ebraico. Ogni tribù discendeva da uno dei dodici figli di Giacobbe, chiamato anche Israele… Ti invito a riflettere sulla cosiddetta tribù perduta… la tredicesima… che ha spesso perduto la cognizione della propria origine ebraica.”
Un viaggio finale nelle atmosfere di Istanbul e del Mar di Marmara, al cospetto di una spregiudicata erediteria collezionista, fornirà tutte le risposte all’intrigo che ipotizza l’esistenza di manoscritti riconducibili al Redentore (“La musica di Fanny Camondo era, in parte, vergata sul retro di quelle lettere”).
Rispetto alla fioritura dei gialli storico-religiosi post Dan Brown – ortodossi o eretici che siano – le opere di Franco Scaglia si caratterizzano per la pregevole ricerca antropologica e per gli spunti di riflessione che forniscono (“I buoni impulsi che uccidiamo circolano come veleno nel corpo e diventano violente ondate di rimpianti. Io sostengo allora che bisogna cedere alle buone tentazioni perché se resisti ti ammali del desiderio di ciò che ti sei vietato”), oltre che per l’ambientazione mediorientale.
Bruno Elpis
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