Le recensioni di Bruno Elpis
Io sono la neve di Elizabeth Laban (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
“Io sono la neve” di Elizabeth Laban si svolge alla Irving School, ove approda Tim Macbeth, un ragazzo albino che frequenterà il college per un semestre. Sulla scuola sembra incombere una maledizione (“La leggenda vuole che la ragazza abbia lanciato una maledizione sulla scuola, che ogni anno uno studente di quarta debba lasciare la scuola per un motivo imprevisto”).
La narrazione parte da una notte di neve d’ottobre e si conclude in un’altra notte di neve di marzo (“Star lì impalato in mezzo alla neve mi faceva sentire, sorprendentemente, parte del tutto invece che un’anomalia”): nella prima, Tim conosce la bella Vanessa, anche lei diretta al college. I due rimangono bloccati in aeroporto e passano insieme la notte in una camera d’albergo, dopo aver giocato sulla neve a costruire un igloo…
Nella notte finale, invece, si svolge il Grande Gioco: l’evento rappresenta il congedo di coloro che frequentano l’ultima classe. Patrick, il ragazzo-bullo di Vanessa, ha proposto la discesa in slitta dalla collina innevata: “Il Grande Gioco… sarà… una spedizione all’aperto”…
Il racconto si sviluppa mediante la tecnica del flash back: secondo la tradizione del college, ai ragazzi che frequentano l’ultimo anno viene assegnata una camera (“Gli unici che sapevano a chi andavano le stanze erano i neo diplomati”) ove trovano un “regalo” del precedente occupante (“E il tesoro che lo aspettava poteva essere qualunque cosa”); Duncan riceve i cd che Tim ha registrato (“Duncan sapeva chi aveva occupato quella stanza l’anno prima. Il ragazzo albino”). In essi sono esposti i fatti intervenuti nel semestre fatale…
Con semplicità ed efficacia, il romanzo tratta il tema della diversità (“Come sai, è piuttosto difficile non notarmi, e quando le persone mi vedono per la prima volta, si mettono a fissarmi”) e del bullismo; l’ambiente conviviale della scuola (“Zitti e mosca”) per certi versi riecheggia “L’attimo fuggente”, soprattutto per la presenza di un docente – il professor Simon – impegnato a trasmettere agli studenti gli elementi culturali della tragedia: “Dall’ordine al caos e poi di nuovo all’ordine. Il professor Simon ve l’ha già spiegato?”. Dettando alcune regole:
“Definire la differenza, se credete ce ne sia una, tra un evento tragico e una tragedia.”
“Riflettere sulla differenza tra tragedia greca e tragedia in senso shakespeariano, se ce ne sono.”
I riti collettivi scandiscono i momenti di una storia drammatica, che galoppa verso un epilogo il cui presagio aleggia sin dalle prime pagine del libro.
Una storia coinvolgente, espressa in modo diretto, che ha i suoi picchi nell’atmosfera magica della neve.
Bruno Elpis
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