Le recensioni di Bruno Elpis
I nomi epiceni di Amélie Nothomb (qlibri)
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Preferisci un maschio o una femmina?
Può una vita esser concepita per realizzare un disegno di vendetta?
Amélie Nothomb lo ritiene plausibile e grazie a Claude e Dominique – I nomi epiceni – ci racconta una storia noir, più nei contenuti che nella dinamica, che trova nella figlia Epicène (“Preferisci un maschio o una femmina? … Abbiamo due nomi epiceni… Ben Jonson, un celebre contemporaneo di Shakespeare, ha chiamato così una delle sue opere teatrali. Epicène è il nome, per lui, della donna perfetta”) la perfetta incarnazione della sinistra nemesi.
Giudizio finale: vendicativo, astioso, epiceno.
Le rughe del sorriso di Carmine Abate (qlibri)
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Sono esseri umani come noi
Ennesima storia di emigrazione, che tenta di smuovere l’indifferenza, l’intolleranza, la xenofobia: raccontando gli orrori delle persecuzioni in atto in territorio africano, le sofferenze di un viaggio nel deserto in condizioni disumane, la permanenza forzata tra gli abusi in Libia, l’alea della traversata mediterranea su un gommone tra terrore e pericoli.
Ciononostante, Le rughe del sorriso sono stampate sul viso della bellissima Sahra, la somala della quale s’innamora Antonio. Il giovane è insegnante di italiano nel centro di accoglienza in una Calabria che, essa stessa, ha un passato di emigrazione (“Mio padre era tornato definitivamente dalla Germania con la sua malattia mortale impressa negli occhi senza luce”). Antonio è disposto a lottare contro i pregiudizi paesani (“Perché sono esseri umani come noi”) pur di rintracciar l’amata quando questa scompare e viola i preconcetti familiari quando decide di unire le sue sorti a quelle di Sahra.
Il silenzio della collina di Alessandro Perissinotto (i-libri)
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Il silenzio della collina di Alessandro Perissinotto s’ispira tanto alla quiete del paesaggio (“Tutto intorno c’era il silenzio delle colline; un silenzio pieno di rumori, di versi d’animali, di fruscii del vento tra i rami degli alberi e fatto di immobilità assoluta”), quanto all’omertà degli abitanti (“Una rimozione collettiva”) che vivono nelle zone che videro fiorire il genio letterario di Cesare Pavese e di Beppe Fenoglio e che oggi vivono la nuova fase del “marketing turistico” (“Gli inglesi nel Chianti e i tedeschi nelle Langhe, con il loro marco forte a comprare le case che quelli del posto lasciavano cadere in rovina, quelle sui bricchi, sulle vette modeste ma inaccessibili di quelle ondulazioni che, in certi angoli, si davano arie da montagna”).
Domenico Boschis è un attore televisivo, che ha quasi rimosso dalla propria vita il padre Bartolomeo e il casale La Colombera, ove si annidano ricordi amari di quando era bambino (“Le botte a mano aperta provocano più rumore che dolore e lasciano lividi solo nell’animo”). La malattia del padre, ormai giunto nello stadio terminale nell’hospice, è l’occasione per tornare nelle Langhe e incontrare nuovamente gli amici della gioventù (“Domenico rivide se stesso, assieme a Umberto, in una delle ultime estati trascorse alla Colombera”), rivedere luoghi (“Non si andava ad Alba ma in Alba”), ricostruire la complicata storia di Maria Teresa Novara (clicca qui per leggerne l’articolo) per far luce su una colpa collettiva (“sequestro a scopo di libidine”) che è il retroscena di rapporti familiari (“Vicini o distanti, i genitori hanno la capacità di farti sentire inadeguato comunque”) e paesani (“Le Langhe basse, dove in una notte si giocano delle cascine di sessanta giornate”).
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La testa perduta di Damasceno Monteiro di Antonio Tabucchi (i-libri)
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Antonio Tabucchi dedica al gitano Manolo il suo romanzo intitolato “La testa perduta di Damasceno Monteiro”.
“Hanno scoperto un cadavere decapitato dalle parti di Matosinhos, l’identità è ancora sconosciuta, l’ha trovato uno zingaro, un certo Manolo… sarà il colpo grosso della settimana.”
Si occupa del caso Firmino, inviato speciale a Oporto del giornale O Acontecimento. Questi raccoglie gli indizi che un misterioso testimone gli invia per telefono e confeziona uno scoop a puntate sul suo giornale.
Nel frattempo la testa viene ripescata nel fiume (“Sul tavolo centrale, su un piatto, come nella storia biblica, c’era una testa”)…
Sullo sfondo iberico (“Lui invece conosceva solo quella luce iberica bianca e accecante, la luce della sua Andalusia e la luce del Portogallo, le case imbiancate a calce, i cani selvatici, i sughereti e i poliziotti che lo scacciavano da una parte e dall’altra”), l’indagine porterà Firmino a ricostruire una storia di droga e a smascherare un’organizzazione che fa capo a un sergente della Guarda Nacional, con l’attenzione puntata sui diritti umani (“Damasceno Monteiro è stato torturato…”).
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