Le recensioni di Bruno Elpis
Cara Napoli di Lorenzo Marone (qlibri)
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Cara Napoli di Lorenzo Marone è una dichiarazione d’amore per una città, una cultura, un modo di vivere e di pensare.
I racconti sono pillole di narrazione o fotografie di scorci di vita e sono organizzati in sezioni denominate con binomi.
Storia & leggenda
Nel racconto Riunioni segrete in villa i grandi del passato prendono vita (“Si riuniscono i più grandi pensatori e intellettuali del secolo scorso per parlare delle condizioni in cui versa la Villa (comunale) che li ospita”).
Sacro & profano
Nel racconto San Gennaro ci ha messo una pezza (“Il miracolo si ripete ogni anno in tre occasioni: il 19 settembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio e il 16 dicembre”), lo scrittore (“Non oso definirmi un religioso… ma un credente sì”) proclama la sua religione personale (“Io credo io credo innanzitutto che quelle maestose sfere che lassù girano in tondo in un seducente ballo debbano essere per forza di cose mosse da un grande giocoliere”) e s’identifica nella tradizione cittadina (“In questa città fede e scaramanzia camminano a braccetto”).
Romolo di Franco Forte e Guido Anselmi (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Nata sotto il segno dei gemelli
La prima parte del romanzo riconduce la leggenda della nascita dei gemelli alla logica dei fatti: figli di Rea Silvia, vestale sottoposta alle violenze dello zio Amulio e innamorata dello schiavo Terazio, Romolo e Remo vengono sottratti al dispotismo violento del tiranno di Alba Longa e portati al sicuro in una grotta, ove vengono ritrovati da una donna soprannominata Lupa che li affida al pastore Faustolo.
La prima parte analizza l’evoluzione del rapporto fraterno e le differenze di temperamento che – secondo l’antico schema che vede Caino contrapposto ad Abele - portano i gemelli a scontrarsi.
Nella parte centrale il capitolo della fondazione (“Lui avrebbe tracciato il sulcus primigenius”) apre il dilemma: la nuova urbe si chiamerà Remoria o Roma?
Con l’aiuto di auguri e auspici, il primo re viene designato sia per volere divino sia per acclamazione umana.
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Serotonina di Michel Houellebecq (qlibri)
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Dio è uno sceneggiatore mediocre
A quarantasei anni Florent si sente al capolinea: ha fallito sia sul piano sentimentale sia nella professione, ed è preda della depressione che contrasta con l’assunzione di un farmaco (“L’effetto del Captorix si basava sull’aumento della secrezione di serotonina”) con vistose controindicazioni (“Al momento non provavo nessun desiderio, condizione che molti filosofi… avevano giudicato invidiabile”).
Abbandona l’amante giapponese e l’appartamento (“Il grattacielo totem era stato catalogato tra gli edifici più brutti di Parigi”) – con lei non è stato capace di replicare l’amore che ha visto nei genitori (“Le raccontai la storia del loro suicidio”), si rifugia in Normandia da un amico agricoltore e lì assiste all’apoteosi del suo fallimento ( “L’agricoltura è un’industria pesante che immobilizza ingenti capitali di produzione che generano un reddito basso o inesistente, o addirittura, vedi il caso di Aymeric, un reddito negativo”), rintraccia e pedina un antico amore…
Le particelle elementari di Michel Houellebecq (i-libri)
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Michel e Bruno (“Quel bambino si era trasformato in un adulto roso dal desiderio, il bambino e l’adulto che era diventato erano collegati. La sua infanzia era stata precoce, la sua adolescenza atroce…”) sono fratellastri che scontano, entrambi, un’infanzia segnata dall’impostazione libertina e libertaria di una madre hippy (“Venticinque anni dopo, a Bruno sembrava ormai chiaro che si erano trovati in una situazione squilibrata, anormale, senza futuro; considerando il passato si ha sempre l’impressione – probabilmente fallace – di un certo determinismo”).
Michel Houellebecq attraversa la loro storia radiografando e demistificando decenni percorsi da culture tanto dilaganti quanto fragili (“Decisamente, si diceva talvolta con una certa tristezza, quei giovani alla ricerca di nuovi valori spirituali erano proprio dei coglioni”) che hanno prodotto nichilismo, sconcerto, assenza di valori.
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