Le recensioni di Bruno Elpis
Sottomissione di Michel Houellebecq (qlibri)
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Noi siamo gli indigeni d’Europa
Attraverso la figura di un professore della Sorbona, intellettuale gaudente e decadente (“Ancora una volta mi ritrovavo da solo”) come l’Huysmans oggetto degli studi, Michel Houellebecq con il romanzo Sottomissione provoca i lettori costringendoli a riflettere su tendenze e rischi in atto nella nostra civiltà.
L’immigrazione e la progressiva islamizzazione della società occidentale rendono sempre più concreta l’ipotesi di una prevalenza quantitativa che mina la cultura occidentale. Nella fiction letteraria ciò induce la politica francese a radicalizzarsi in due tendenze: l’affermazione di una sinistra compiacente (“La Fratellanza mussulmana si era preoccupata di esprimere una posizione moderata, sostenendo la causa palestinese solo con moderazione…”), la contrapposizione dell’estrema destra xenofoba.
I tacchini non ringraziano di Andrea Camilleri (i-libri)
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I tacchini non ringrazianodi Andrea Camilleri è una raccolta di racconti che hanno per protagonisti gli animali.
Nella postfazione Camilleri spiega qual è stata l’occasione che ha instillato l’idea di concepire quest’opera: una frase pronunciata da un nipote (“Il primo motivo per il quale ho scritto questo libro è perciò quello di testimoniare che ai miei tempi gli animali non erano ancora artificiali”) e la lettura di un articolo secondo il quale la scienza sarebbe a un passo dal conoscere cosa pensano gli animali (“Se veramente un giorno riusciremo a sapere quale opinione hanno di noi gli animali, sono certo che non ci resterà da fare altro che sparire dalla faccia del pianeta, sconvolti dalla vergogna”).
I protagonisti sono cani (Aghi, cane diffamato: “Un cane da buca… cani particolarmente aggressivi, addestrati negli allevamenti nella caccia dei porcospini”), gatti (Elegia per il barone), uccelli (Non toccare le mie ciliegie, capito?) e perfino maiali (Il giorno che i maiali si sbronzarono: “Ognuno di noi intanto, munito della propria sedia, si difendeva come poteva dall’assalto dei maiali, cercando di tenerli lontani”).
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La campana di vetro di Sylvia Plath (qlibri)
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Mi sentivo opaca e sconfitta
Ho riletto il romanzo stimolato da Una di luna di Andrea De Carlo (lì entrambi protagonisti si riconoscono nella comune esperienza della lettura de La campana di vetro di Sylvia Plath).
La campana di vetro di Sylvia Plath è la cronologia di una deriva esistenziale che attraversa il fallimento dei rapporti umani, la disillusione per l’impulso creativo, il tentativo di suicidio, l’approdo alla patologia psichiatrica con la drammatica esperienza dell’elettrochoc.
Affido il riassunto a due passaggi del romanzo:
“Avevo rinunciato a una borsa di studio presso un importante college femminile dell’est, abborracciato l’impiego di un mese a New York e respinto come marito un solidissimo studente di medicina che un giorno… avrebbe guadagnato un posso di quattrini.”
Il giro dell’oca di Erri De Luca (qlibri)
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“Il dado, la figura geometrica del caso”
Un figlio non nato per decisione della donna, a distanza di quarant’anni (“Quarant’anni, l’età mia che hai deciso di convocare questa sera”), può ben rappresentare un interlocutore per il genitore mancato grazie all’invenzione artistica (“Sto parlando da solo? Sto inventando la tua compagnia? L’invento così forte che la realtà non la può pareggiare. La tua presenza basta qui e stasera a fare la mia paternità”) che ha un potere ontologico (“Sei estratto da me senza intervento di donna”).
Questo avviene nel romanzo di Erri de Luca: ne nasce inizialmente un monologo che ripercorre incidenti di percorso come l’infarto (“I giorni erano punti di sutura tra la vita di prima, terminata, e la prolunga aggiunta all’ultimo secondo”) e che presto diventa dialogo.