Le recensioni di Bruno Elpis
La rete ombra di Giovanni Ziccardi (qlibri)
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Una notte davanti a una tastiera
Ne La rete ombra di Giovanni Ziccardi rivediamo in azione l’avvocato-nerd Alessandro Correnti, in arte Deus, sempre circondato da affascinanti avvocatesse (“Devo dire che anche a me fa piacere condividere con lei una notte davanti a una tastiera”).
Animalista (“Lo potremmo chiamare Animal Leak”) per vocazione (“Sai l’indagine Ave lupo? Quella che ha portato a oltre duecento sequestri di esemplari ibridi di cani e lupi selvatici…”), con la mente a Milano e il cuore a Matera, in questo romanzo viene catapultato da un cinese nella cosiddetta rete ombra (“Ti ha dato tutto l’occorrente per diventarlo: una delega, un documento da decifrare e un cilindro chiave”).
E se ci fosse in atto un attentato globale contro la Apple, che valore economico avrebbe il mega-virus capace di contagiare il colosso della tecnocrazia informatica?
In esilio di Simone Lenzi (qlibri)
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Da un apericena vegan all’altro
In esilio di Simone Lenzi è la storia del processo di isolamento del protagonista narratore. Anche se, più che narrazione, l’autore scrive una filippica.
L’autoemarginazione è conseguenza di un atteggiamento critico verso mode e tendenze (“A piedi nudi negli orti urbani, da un apericena vegan all’altro, con i figli attaccati alle tette, per gli antichi semi come fonte di auto-reddito”), che a volte si tinge di qualunquismo (“Ecco l’avevo ammesso. A me dell’ecologia non me ne fregava nulla”).
Nonostante qualche resistenza della moglie (“Parla piano, disse: già non abbiamo più amici, con tutte le tue sparate”), il cinismo si afferma contro tutto (“Non abbiamo figli. Cosa vuoi che me ne freghi, cosa vuoi che te ne freghi dello scioglimento dei ghiacciai? E dell’effetto serra?”) e tutti (“Io non lo so cosa è meglio. Non siamo come questi che sanno tutto; guardali, le dissi, sanno tutto loro, hanno un’idea su tutto”).
Quando ridi di Giorgio Teruzzi (qlibri)
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Domande elementari diventano offensive
Strana la sorte di un padre, che vorrebbe essere l’eroe di sua figlia, mentre Giulia gli nega questo ruolo. Di questo narra Quando ridi di Giorgio Teruzzi con sottotitolo “Parole sussurrate a una figlia”.
Giulia è in partenza, deve stabilirsi all’estero per frequentare un’università straniera. Il commiato è motivo per ripercorrere i momenti salienti del rapporto, sempre in bilico tra dissidi generazionali (“… esplodono le mine. Domande elementari tipo A che ora torni? Con chi esci? Dove vai? Diventano offensive”) e di sensibilità, ma sostenuto da un’affinità di fondo che si nutre di stimoli culturali.
Tra gli altri, c’è anche il capitolo più spinoso: quello del divorzio dalla madre di Giulia (“Ci siamo separati quando Giulia aveva sette anni”).
Mio fratello di Daniel Pennac (qlibri)
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I would prefer not to
Mio fratellodi Daniel Pennac è Bernard, uomo profondo e originale (“Evitiamo di aggravare l’entropia”) che cela dietro alla centralità del suo ruolo familiare e fraterno un disagio esistenziale (“Un tentativo di suicidio. Tentativo fallito. Se l’è cavata. È in ospedale. Lavanda gastrica”) sulle cui cause l’autore s’interroga.
Dopo la morte di Bernard, il ricordo dei momenti di vita comune viene condotto anche grazie all’adattamento teatrale del Bartleby di Melville: il racconto di un rifiuto opposto alla vita (“I would prefer not to. Anch’io, peraltro, trovavo che fosse una formula divertente. Eppure conoscevo la fine”) da parte di un bizzarro scrivano (“La sua algida e cadaverica noncuranza”) che in uno studio notarile convive con altri due scrivani – Tacchino (“Era pomeriggio… Tacchino era incandescente come un paiolo di rame…”) e Spigolo – e il commesso Zenzero.