Le recensioni di Bruno Elpis
La rete ombra di Giovanni Ziccardi (i-libri)
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La rete ombra di Giovanni Ziccardi ha per protagonista Alessandro Correnti, in arte Deus (“Faccio l’avvocato di giorno e l’hacker di notte”).
L’eroe, già protagonista de L’ultimo hacker, vive con l’inseparabile cane (“Bonanza, il mio beagle dal passato turbolento”) e ha per vicino un giudice in pensione (“Si è specializzato in tatuaggi giudiziari. Frasi e brocardi tatuati sulle braccia di operatori del diritto”).
Le sue frequentazioni risentono del profilo professionale: avvocatesse affascinanti – come Sophie, che ha una vocazione animalista (“Sto indagando sullo scandalo delle fonti segrete delle forniture di cibo per cani e per gatti usate dalle multinazionali”) – e nerd come il cinese Wang (“È lui che mi ha costruito il drone detector che tengo sempre in borsa”), e molti altri.
E tu splendi di Giuseppe Catozzella (i-libri)
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Pietro e Nina vivono il dolore della perdita prematura della mamma (“Ci siamo ritrovati orfani, che vuol dire che tua mamma invece di abitare fuori inizia ad abitarti dentro”) ed elaborano il lutto (“Più io e Nina prendevamo in mano quelle cose e ci giocavamo facendo finta che mamma era lì, più tutti e due venivamo morsi da un cane, però da dentro, e quei morsi male perché sia a me che a Nina uscivano molte lacrime”) ad Arigliana, paese natale dei genitori, presso i nonni.
Il paese, in via di spopolamento, è soggiogato dallo strapotere di zi’ Rocco, un delinquente che ha scippato il potere economico anche al nonno di Pietro.
Pietro vive la sua vacanza lucana tra le leggende sulla torre normanna e il palazzo abbandonato (“La presenza della Menzasignor in quei giorni mi terrificava”). La sua curiosità lo spinge a sfidare le paure (“Io una luce là dentro l’avevo vista, e dato che non era la Menzasignor volevo sapere chi era”) e a stanare un nucleo di clandestini rifugiatisi nella torre. Tra questi, Josh, orfano orfano in quanto ha perso entrambi i genitori.
Quando ridi di Giorgio Terruzzi (i-libri)
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Quando ridi di Giorgio Terruzzi, sottotitolato “Parole sussurrate a una figlia”, affronta il tema del rapporto padre-figlia con umorismo e in modo informale.
L’occasione è il distacco biografico da Giulia (“Niente, andata. A Zurigo. Facoltà di Matematica. Con Andrea. Di anni ventuno, lui. Lei: diciannove.”) e così vengono ripercorsi alcuni momenti: il primo giorno di scuola, i giorni di Natale, gli anni della contestazione nel confronto generazionale, oggetti cult come la biro multicolore, carichi di nostalgia per il padre e demistificati dalla figlia.
Non può mancare l’argomento più difficile (“Cara Giulia, son qui da ore a girarci attorno sperando di trovare il modo di saltare il capitolo”), quello del divorzio: “Il che comporta scambi d’accuse sul breve termine, rancori attenuati sul medio termine, una specie di assoluzione stereofonica che, sul lungo, genera rapporti in regime di separazione migliori di quelli in regime di unione.”
E quello del successivo matrimonio che la figlia sorprendentemente accetta con complicità femminile.
I tabù del mondo di Massimo Recalcati (qlibri)
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- Scritto da Bruno Elpis
I tabù del mondo di Massimo Recalcati propone una chiave di lettura della realtà dissipando le ombra dei tabù: “Senza la Legge non vi sarebbe né senso della trasgressione, né senso di colpa”.
I tabù e l’indagine degli effetti indotti dalla proibizione consentono di leggere fenomeni sociali (il tabù dello straniero) e individuali (il corpo nudo: nudità ed erotismo) mettendo in relazione la sfera privata con quella sociale (l’esibizionismo e la chirurgia estetica:“Non si tratta di godere nell’esporsi ma nello sconcertare chi osserva la scena, nell’infrangere non il proprio tabù ma quello dell’Altro”).
La rassegna è ricca: Narciso (“L’illusione narcisistica vorrebbe cancellare il tabù della dipendenza dell’uomo dall’altro”), Antigone (“La condanna a essere sepolta viva… ella si spinge a spezzare il tabù della morte”), il complesso di Priapo, il tabù della verginità, la mantide religiosa, Don Giovanni e il tabù della donna (“Senza la Legge non vi sarebbe né senso della trasgressione, né senso di colpa”), sino al tabù della morte e dell’eutanasia.