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Le recensioni di Bruno Elpis

La vita che si ama di Roberto Vecchioni (i-libri)

coverDedicata da Roberto Vecchioni ai figli, “La vita che si ama” è un collage di ricordi in racconti e poesie. 

Dopo un’introduzione che indugia sulle definizioni informali di felicità (“Il boato, il picco d’intensità, non è che uno sgraffio…”), serenità (“È un’imitazione scadente… un effetto placebo che confina pericolosamente con la noia”), euforia ed entusiasmo (“Gli entusiasmi inutili sono sbronze dell’anima e il giorno dopo lasciano secchi e aridi”), la memoria spazia dall’affetto per la Casa - sul lago di Garda (“Non c’è vista lago”) – alla genesi (“Mi ritorni in mente”) della canzone cult “Luci a San Siro” (“Sto tornando a Linate dopo una licenza breve”) raccontata con dovizia di particolari (“Capii che la morte si ferma anche un metro più in là”) e aforismi (“Si maschera da dolore a volte, la felicità”). 

Dal guazzabuglio dei ricordi esce l’affresco di un uomo che si sente incompleto come padre (“Ai miei figli ho dato poco o niente”) e come marito (“E la mia donna l’ho fatta morire mille volte…”), pur nell’orgoglio esplicito (“Ai miei figli non ho insegnato a difendersi, a distinguere il falso dal vero, il sogno dalla realtà”) dell’egocentrismo artistico: “Non ho mai rinunciato a niente, non mi sono mai messo per secondo, in fila: li ho convinti a restare nella mia ombra, a credermi un poeta, e che ai poeti altro non interessi se non che la vita è poesia. E devo averli colpiti, feriti, raggirati così bene che veramente mi credono un poeta, che veramente sono stati felici nella Casa”. 

Inevitabili i riferimenti alla professione di docente di liceo classico: nel racconto “Frammento 94” (di Saffo) si narra della follia montante di un bizzarro professore del Beccaria (“Perché mai un professore di greco gioca a poker e vince sempre?”) che abbina le strategie del gioco d’azzardo (“Dopo l’ultimo poker di primavera che, finiti i soldi, pagammo con cambi d’orario, sostituzioni, deleghe ai colleghi…”) ai tempi verbali (“L’aoristo come tu sai è un tempo che non puoi calcolare”) e s’incaponisce sulla traduzione di un plurale nel frammento della poetessa del tiaso. 

Non mancano i ricordi relativi alla vita del cantautore (“Perché io quando canto sono felice. Quando canto abito le canzoni come una casa, casa mia”) in un racconto (“Two meglio che one”) che parte dalla Rimini e dalla Corinaldo di Paolo e Francesca per finire a un infelice dopo-concerto ove sacrifica  (“Ero stato io a spezzare quell’incantesimo”) l’amicizia con due donne, Grazia e Tatiana (“E scelsi Grazia”). 

“La vita che si ama” è il nuovo capitolo vitale di un artista composito che ha regalato tante emozioni musicali e che, forse anche grazie al costante rapporto con le nuove generazioni, ha mantenuto nel tempo attualità e freschezza di contenuti ideali. 

Bruno Elpis 

Si veda il nostro precedente articolo intitolato Il ritorno di Roberto Vecchioni (clicca qui) 

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