Le recensioni di Bruno Elpis
Le particelle elementari di Michel Houellebecq (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Michel e Bruno (“Quel bambino si era trasformato in un adulto roso dal desiderio, il bambino e l’adulto che era diventato erano collegati. La sua infanzia era stata precoce, la sua adolescenza atroce…”) sono fratellastri che scontano, entrambi, un’infanzia segnata dall’impostazione libertina e libertaria di una madre hippy (“Venticinque anni dopo, a Bruno sembrava ormai chiaro che si erano trovati in una situazione squilibrata, anormale, senza futuro; considerando il passato si ha sempre l’impressione – probabilmente fallace – di un certo determinismo”).
Michel Houellebecq attraversa la loro storia radiografando e demistificando decenni percorsi da culture tanto dilaganti quanto fragili (“Decisamente, si diceva talvolta con una certa tristezza, quei giovani alla ricerca di nuovi valori spirituali erano proprio dei coglioni”) che hanno prodotto nichilismo, sconcerto, assenza di valori.
Bruno è ossessionato dal sesso, Michel è annientata da un’apatia (“Da adolescente, Michel aveva creduto che la sofferenza desse all’uomo una dignità supplementare. Adesso doveva ammetterlo: si era sbagliato. A dare all’uomo una dignità supplementare era la televisione”) che forse trova nell’attività di ricercatore fondamento e condanna al tempo stesso.
Tengono banco le peripezie erotiche del primo, che si avventura in luoghi ove poter praticare la monomania sessuale che lo divora: una comune trasformatasi in centro-vacanze (“Luogo del cambiamento… La libertà degli altri estende la mia all’infinito, Michail Bakunin”), il Cap d’Adge ove praticare il sesso libero (“Andiamo a fare un paio di ammucchiate al Cap d’Agde, nel complesso naturista”), un locale per scambisti.
In tutto questo, Michel rimane in ombra e riemerge in terra d’Irlanda (“Per quelle mucche avrebbe dovuto essere come Dio; invece sembravano del tutto indifferenti alla sua presenza”) in un finale potente e spiazzante (“Una volta decifrato interamente il codice genetico… la sessualità sarebbe apparsa chiaramente per quello che era: una funzione inutile, pericolosa e regressiva”), a dare contenuto a una filosofia esistenziale (“Alla resa dei conti rimangono sempre e soltanto solitudine, freddo e silenzio. Alla resa dei conti non c’è altro che la morte”) che non lascia spiragli a speranze e ottimismo: a livello individuale la pazzia, la morte o il suicidio sembrano essere gli unici sbocchi possibili, questo dimostrano le sorti delle coppie Michel-Annabelle (“Lui provava compassione per lei, per le immense riserve d’amore che sentiva fremere in lei, e che la vita aveva dissipato; provava compassione – e forse era l’unico sentimento umano che ancora riuscisse a toccarlo. Per il resto una riserva glaciale aveva invaso il suo corpo; davvero, non poteva più amare”), Bruno-Christiane: ”La vita è caratterizzata da vaste plaghe di noia vaga; poi, di colpo, appare una deviazione, e si rivela definitiva.”
Mentre le prospettive dell’umanità (“Ovunque sulla superficie del pianeta l’umanità stanca, stremata, diffidente di sé e della propria storia, si apprestava bene o male a entrare in un nuovo millennio”) sono segnate dalla natura e dalla scienza (“Nei cimiteri del mondo intero, gli umani recentemente deceduti continuarono a marcire nelle loro tombe, a trasformarsi poco a poco in scheletri”) in una concezione che oscilla tra materialismo e neo-positivismo (“Contrariamente al materialismo di cui aveva preso il posto, il positivismo potesse costituire la base fondatrice di un nuovo umanesimo…”).
La tecnica narrativa de Le particelle elementari combina digressioni pseudo-scientifiche (“Laddove gli aspetti fondamentali del comportamento sessuale sono innati, la storia dei primi anni di vita ha grande importanza nei meccanismi del suo innesco iniziale, specialmente per gli uccelli e i mammiferi. Per il cane, il gatto, il ratto, il porcellino d’India e il reso macaco risulta vitale il contatto tattile precoce con gli altri esemplari della specie”) e analisi sociologiche (“In quel senso Charles Manson non era affatto una mostruosa deviazione dell’esperienza hippy, bensì il suo logico risultato”), che spesso si risolvono in conclusioni fulminanti per qualunquismo e riduzionismo (“Si trattava fondamentalmente, secondo le parole di uno dei suoi fondatori, di farsi un sacco di scopate”). Le scene esplicite di sesso sono spesso brutali e improntate a un maschilismo sfrontato. La duplicità e l’alternanza tra profondità tematica e superficialità ostentata sono la chiave della provocazione di Houellebecq.
Bruno Elpis