Le recensioni di Bruno Elpis
L’amore bugiardo di Gillian Flynn (i-libri)
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Pensieri rapidi e frenetici come scolopendre
L’amore bugiardo di Gillian Flynn è ambientato sulle rive del Mississipi, tra Carthage e Hannibal, insomma proprio nei luoghi che diedero i natali a Mark Twain.
Con doppia narrazione condotta dal marito Nick e dalla moglie Amy, che sparisce il giorno dell’anniversario delle nozze e diventa una caso social-nazional-popolare, il romanzo si prefigge di smascherare le ipocrisie di un rapporto naufragato tanto per l’infedeltà (“Mi è squillato il cellulare usa e getta”) e la superficialità di lui (“Forse ti senti in colpa ad avermi portata qui… ma il nostro posto è questo”), quanto per il machiavellismo (“Il suo cervello, con tutte quelle circonvoluzioni, e i suoi pensieri che fanno avanti e indietro rapidi e frenetici come scolopendre”) e il puntiglioso desiderio di vendetta di lei (“Lei sospira e apre il taccuino mentale in cui trascrive ogni mia deficienza, fragilità, manchevolezza”).
Fedeltà di Marco Missiroli (qlibri)
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La casa che l’avrebbe seppellito di debiti
Fedeltà di Marco Missiroli avrebbe dovuto intitolarsi Infedeltà.
Perché di questo – ossia dell’infedeltà principalmente mentale, ma anche fattuale - tratta il romanzo, seppure in modo criptato da uno stile che è espressione di una sorta di flusso di coscienza policentrico (la narrazione cambia repentinamente pdv e viene condotta dai protagonisti senza soluzione di continuità) che riguarda: Carlo Pentecoste (“Fu certo di fuggire. Dalla casa che l’avrebbe seppellito di debiti, dal tentativo di riparazione materiale, dal sigillo di una maturità ufficiale”), la moglie Margherita (“Non dirmi che bidoni l’appuntamento di Buzzati”), la studentessa Sofia, l’indefinibile Andrea (“È il suo fisioterapista. Morso di cane, infezione…”), e perfino la suocera Anna che – a causa di alcune cartoline rinvenute - sospetta di tradimento il defunto marito.
Cara Napoli di Lorenzo Marone (i-libri)
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Cara Napoli, scrive Lorenzo Marone.
È un testo che potrebbe far convergere l’orgoglio nazionale e il senso di appartenenza in luogo dei vergognosi episodi di contrapposizione che costellano la cronaca fattuale, politica e sportiva dei nostri giorni.
La lettera che Lorenzo Marone scrive ha capitoli intitolati con binomi saldati dalla “e commerciale”. Interroghiamo www.sapere.it e leggiamo:
Da dove deriva il simbolo “&”?
In italiano si riconosce come e commerciale: in realtà il suo nome è ampersand ed è il simbolo della congiunzione coordinativa "e", l’"and" inglese.
In passato l’ampersand veniva collocata al termine dell’alfabeto latino, come se fosse una lettera a sé stante; prese il nome di ampersand nell’Ottocento in Gran Bretagna e pur occupando l'ultimo posto anche nell'alfabeto inglese, dopo la zed (zeta).
Oggi si usa di solito nei nomi di imprese commerciali, non più nel linguaggio corrente.
I nomi epiceni di Amélie Nothomb (i-libri)
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Claude e Dominique: sono I nomi epiceni (“Epicène.. è il nome più epiceno del mondo”) di Amélie Nothomb, che scrive un’opera su odio e vendetta e ambienta questo grumo di sentimenti negativi nel nucleo familiare.
La trama è lineare: con stratagemmi semplici (“Aveva saputo che Chanel n. 5 era la chiave della sua anima”) Claude (“Claude è meraviglioso… Ti ama. È serio. Ed è anche bello”) conquista l’insicura Dominique che, dopo qualche titubanza (“In sua presenza, Dominique provava angoscia”), accetta di sposare l’ambizioso giovanotto che la condurrà da Brest a Parigi.
Con la stessa determinazione Claude pretende un figlio: concepita con difficoltà (“Il suo ventre ormai la terrorizzava: ci si aspettava da lui una dinastia che si rifiutava di produrre”), Epicène (“Preferisci un maschio o una femmina? … Abbiamo due nomi epiceni… Ben Jonson, un celebre contemporaneo di Shakespeare, ha chiamato così una delle sue opere teatrali. Epicène è il nome, per lui, della donna perfetta”) – così si chiama l’erede – fin dalla nascita incontra l’incomprensibile e inspiegabile ostilità dell’ambizioso padre.