Le recensioni di Bruno Elpis
Cara Napoli di Lorenzo Marone (i-libri)
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- Scritto da Bruno Elpis
Cara Napoli, scrive Lorenzo Marone.
È un testo che potrebbe far convergere l’orgoglio nazionale e il senso di appartenenza in luogo dei vergognosi episodi di contrapposizione che costellano la cronaca fattuale, politica e sportiva dei nostri giorni.
La lettera che Lorenzo Marone scrive ha capitoli intitolati con binomi saldati dalla “e commerciale”. Interroghiamo www.sapere.it e leggiamo:
Da dove deriva il simbolo “&”?
In italiano si riconosce come e commerciale: in realtà il suo nome è ampersand ed è il simbolo della congiunzione coordinativa "e", l’"and" inglese.
In passato l’ampersand veniva collocata al termine dell’alfabeto latino, come se fosse una lettera a sé stante; prese il nome di ampersand nell’Ottocento in Gran Bretagna e pur occupando l'ultimo posto anche nell'alfabeto inglese, dopo la zed (zeta).
Oggi si usa di solito nei nomi di imprese commerciali, non più nel linguaggio corrente.
Dunque il simbolo della connessione. Connessione tra elementi spesso contrastanti: Nord & Sud, Ieri & oggi, Storia & leggenda, Sacro & profano, Salite & discese, Dentro & fuori, Regola & eccezione, Bellezza & miseria.
Così come al centro dei pensieri di Lorenzo Marone sta proprio la Cara Napoli, fulcro di contrasti ma anche elemento di coordinamento dei “granelli” che sono racconti-riflessione.
Nord & Sud
Il “granello” più umano?
‘O mariuolo ‘ncuorpo: qui lo scrittore confessa un sentimento di protezione nei confronti della sua città (“Avvertivo… una specie di ansia che ora chiamerei semplicemente senso di responsabilità”), la stessa preoccupazione (“Sentirti responsabile per qualcosa che non hai commesso, a discolparti anche quando non sei accusato”) che ci occupa quando invitiamo qualcuno a casa nostra e vogliamo ben figurare. O quando mostriamo al giudizio altrui qualcosa a cui teniamo…
Un sentimento che fa il paio con l’apertura (La porta di casa accostata) di una città che è una civiltà (“Ce l’abbiamo nel DNA l’ospitalità”), un inno alla comunicazione (“Toccare in continuazione l’interlocutore per sentirlo vicino”), un’eredità culturale e storica (“La storia ci ha insegnato a ricevere i popoli più che a combatterli”).
Tra i più divertenti?
Andateci cuonci con i botti: quando, a Capodanno, Napoli si trasforma in una santabarbara (“C’è da consumare l’intero arsenale”)…
Il più amaro?
Le lucciole tra i veleni. È un “granello” di denuncia: perché il Nord (“a far scivolare i fusti nella fossa”) tratta l’incantevole – e anche per questo fragile - meridione del Belpaese alla stregua di una discarica (“La pioggia cancellerà anche le tracce dei copertoni, cosicché il lungo viaggio da Nord a Sud sarà come se non fosse mai avvenuto”) anziché – sarebbe così naturale in tutti gli altri paesi dell’Europa! - come patrimonio da valorizzare?
Ieri & oggi
È un rapido excursus tra i decenni: i meravigliosi anni sessanta rivissuti inventando una storia che trae spunto da una foto in bianco e nero (Quei due nella città di un tempo), i creativi e sofferti anni settanta (“Sono nato a metà degli anni settanta”, Scusate se è poco), gli estetizzanti anni ottanta (Cosa resterà di quegli anni ottanta), i telematici anni novanta del vuoto socio-pneumatico…
Napoli intanto è diventata Una città senza più ironia, senza più l’ironia di Totò e Troisi. “È cambiato il modo di raccontarla.”
"Oggi Napoli la si descrive soprattutto tramite Gomorra.”
Anche se Una forma di poesia è il ricordo (“In quella famosa domenica di fine novembre dell’ottanta avevo sei anni”), perfino il più doloroso: quello del terremoto…
Da leggere, da gustare nella pacatezza e nell’intimità anziché nel frastuono delle zuffe social…
Bruno Elpis