Le recensioni di Bruno Elpis
Il gioco degli dei di Paolo Maurensig (qlibri)
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Gioco che sostituisce in modo incruento la guerra
In occasione dello scoppio del conflitto tra India e Pakistan, un inviato del Washington Post rintraccia e intervista il mitico Sultan Khan: umile servo di un maharaja, divenuto campione britannico, che con grazia e pacatezza riesce a umiliare gli altezzosi avversari inglesi, opponendo l’orgoglio del talento naturale alla supponenza colonialistica degli oppressori.
Iniziato al chaturanga, l’antenato orientale del gioco degli scacchi (“Il mio maestro cominciò a spiegarmi anche le regole occidentali… come l’arrocco…”) che nasce da un’intuizione antimilitarista (“Gli balenò nella mente l’idea che ci fosse la possibilità di deporre le armi e di inventare un gioco in grado di sostituire in modo incruento la guerra”), Sultan snocciola la sua vita avventurosa in India, in Gran Bretagna e poi, dopo il conflitto mondiale (“Operazione Ikarus, operazione Kathleen, operazione Barbarossa…”) a New York, ove entra nelle grazie di un’anziana miliardaria che gli lascia in eredità una Rolls Royce.
Come in una tomba di James Purdy (qlibri)
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È triste, sì, quello che vedo
Garnet Montrose è un reduce orribilmente sfigurato in un’operazione militare (“Nell’oscurità e alla flebile luce, qualche volta mi guardo in un catino d’acqua, ed è triste, sì, quello che vedo…”).
Garnet vive in una condizione limite (“A me era stato concesso di vivere ma sotto le sembianze di una creatura venuta dall’altro mondo”) nella casa di proprietà ove – non senza difficoltà per via dell’aspetto ripugnante - ingaggia due assistenti (“Tutto quello che ho sono le lettere, i ragazzi che assumo, e la sala da ballo, e niente di tutto ciò è reale”): il nero Quintus, incaricato di leggergli storie (“La storia di John Brown”) e il fuggiasco Daventry, incaricato di consegnare lettere d’amore (“Avevo cominciato a dettare la mia lettera per la vedova Rance”) alla vedova Georgina Rance.
Ben presto i legami s’intensificano, i ruoli si ribaltano (“Sono rimasto in una vecchia sala da ballo deserta e fatiscente”) e – in un finale spettrale e tempestoso – l’uragano si abbatte sulla Virginia e sui protagonisti di una storia che alterna toni ossianici, capovolgimenti di relazioni, squarci metafisici e visioni.
Non chiamarmi col mio nome di James Purdy (qlibri)
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Sei tu che hai ordinato Fenton
Non chiamarmi col mio nome di James Purdy è una raccolta di racconti con un tema dominante: quello dell’inquietudine e dell’incapacità di interpretare e definire un disagio spesso sottaciuto e che non si manifesta in forma esplicita.
La raccolta culmina nel racconto lungo intitolato “63: Palazzo del sogno”, una storia complessa ove realtà, sogno e morte si fondono.
In un parco equivoco (“Qui gli uomini che venivano a vagare brancolando senza meta come lui erano ovviamente ombre dell’inferno”) lo scrittore Parkhearst – sempre a caccia di storie – arruola Fenton e lo conduce al cospetto della Granger, “la grandonna” (“Sei tu che hai ordinato Fenton”), una ricca signora che vive nel rimpianto dell’ex marito, Russell (“Pensavi che mi avrebbe ricordato Russel?”).
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Dracula ed io di Gianluca Morozzi (qlibri)
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Quella settimana di placenta e di sangue
Dracula ed io di Gianluca Morozzi è un divertente esperimento che contamina la leggenda del Vampiro (“Il modo in cui tenete calato il cappello, per ripararvi il viso dai raggi del sole. Il modo in cui vi piegate verso l’ombra come fanno certi fiori verso il sole. La conformazione della vostra mascella”), sempiterno e dotato di poteri (“Butterfly si era tramutato in nebbia”) con l’ambientazione bolognese.
Vlad – vampiro irrituale - sfida a scacchi, in un’osteria bolognese e a distanza di secoli, l’ambivalente Indaco. In uno di questi appuntamenti, incrocia le vite degli sgangherati condomini di un palazzo maledetto, anch’essi frequentatori della bettola.
Intanto Bologna è attraversata da numerosi omicidi (“Quella settimana di placenta e di sangue”) e dalla campagna elettorale di Valerio Breda, aspirante sindaco e aspirante vampiro (“Ho fatto una collezione di narcisi, di vampiri emotivi, di vampiri psichici…”)…