Le recensioni di Bruno Elpis
Dancing Paradiso di Stefano Benni (i-libri)
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Dancing Paradiso è un poemetto in versi di Stefano Benni, che imbastisce la storia con la regia dell’angelo Angelica (“Ci sono angeli che scelsero gli uomini”).
La creatura soprannaturale fa convergere in un locale le storie di Stan il pianista triste (“Non puoi essere ubriaco/Questa è l’ora che il pubblico aspetta jazz”), del disadattato Elvis (“Perché voglio morire grasso come Elvis”) - un hacker che vive isolato (“E nello specchio fatato del video/Appresi l’arte della lecanomanzia”) e cova propositi rabbiosi nella sua condizione di hikikomori -, i propositi suicidi della poetessa Lady (“Una signora perbene non dovrebbe suicidarsi/A meno che non sia una poetessa o un’eroina”), il desiderio di riscatto di Amina (“La foresta umana è assai più crudele/Di quella che stai per lasciare”), la voglia di un’ultima esibizione del batterista moribondo Bill il bello (“Signor Bill batterista vecchio porko/Skerzi skerzi che domani forse è morto”).
Come in una tomba di James Purdy (i-libri)
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Il ventiseienne Garnet Montrose (“Mi chiamo Garnet Montrose. È un nome che sconcerta la gente… ero un gran ballerino… il nome non lega con il cognome… è un nome da donna mentre il cognome suona troppo storico”) vive Come in una tomba, nel romanzo omonimo di James Purdy, per via dell’aspetto orribile che gli deriva dalla guerra (“In seguito alle ferite riportate in guerra nel mare della Cina Meridionale il mio aspetto è tale che chiunque ha il voltastomaco al vedermi e si mette a vomitare, se pure non sviene”).
Dopo la ricerca non facile di un assistente (“Ci furono almeno quattro candidati prima che arrivasse il mio preferito… penso che fosse inviato dal Creatore di Tutte le Cose, ammesso che esista”), ne trova due: il nero Quintus (“Non voglio un domestico, Quintus. Voglio qualcuno che mi legga e mi massaggi i piedi”) e un fuggiasco dello Utah, Potter Daventry.
A quest’ultimo viene assegnato l’incarico di recapitare le lettere (“Lettere di cui tenevo le copie sbiadite”) alla vedova Rance, della quale Garnet è innamorato (“Tenga le lettere che lui le manda, non intende farle del male”); ma ben presto i ruoli si ribaltano: la vedova s’innamora di Daventry (“Tutto quello che voleva era vedermi nudo”) e tra quest’ultimo e Garnet si crea un rapporto viscerale (“Per la prima volta da quando ero stato massacrato e ridotto come una spremuta di more, un esser umano aveva dimenticato quanto ero orrendo e mi aveva toccato e abbracciato e chiesto conforto, dimenticando che sembro un aborto o un mostro da incubo”), che suscita le gelosia di Quintus (“Stai diventando spaventosamente intimo con quel fuggiasco”). Tanto più che ciascuno dei due nasconde un segreto: Garnet ha un’abitudine notturna (“Il mio segreto che nessuno conosce”), Daventry un passato fuorilegge (“Hai perso i denti in quella colluttazione?”).
Io so chi sei di Paola Barbato (i-libri)
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Io so chi sei di Paola Barbato: un thriller psicologico elaborato, complicato, estenuante.
Marilena detta Lena (Maria per l’ex amante) sopravvive alla scomparsa di Saverio, un animalista egocentrico, drogato, contestatore, che ha cambiato abitudini e vita di una ragazza mite (“Lena era onesta, solida, leale, non avrebbe fatto un torto a nessuno… Lei aveva la tendenza ad accogliere e a smorzare, se necessario a sacrificarsi”), che vive del suo impiego presso un hotel di Firenze.
Argo, il cane di Saverio che ora vive con lei, la mantiene in contatto con il passato e con gli amici dello scomparso.
Poi, un telefono le viene recapitato da un mittente sconosciuto – forse dallo stesso Saverio (“Saverio stava di nuovo stritolando la sua vita”), forse dal giornalista Marco Sartori al quale la sim del cellulare sembra intestata - e l’aggeggio diventa uno strumento di persecuzione (“È stalking come minimo”) di comunicazione, di speranza di ritrovare Saverio (“Se invece si fossero visti alla Porziuncola…”), che un misterioso stalker utilizza per pilotare la debole Lena e la induce a danneggiare la cerchia degli amici (“La scelta di proteggere Saverio a ogni costo era stata egoista e aveva portato a far soffrire persone che le erano state care”).
Cabot Wright ci riprova di James Purdy (i-libri)
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Bernie Gladhart abbandona il lavoro a Chicago per inseguire il sogno di diventare uno scrittore (“A mandarlo a Brooklyn era stata proprio sua moglie, Carrie Moore, per farsi raccontare da Cabot Wright in persona la sua storia di stupratore uscito da poco di galera, e per scrivere la verità come fosse un romanzo”), assecondando un’idea della moglie (“Carrie… era convinta che suo marito bernie avesse… un grande libro dentro se solo fosse riuscito a trovare l’argomento adatto”), il soggetto decisamente predominante nella strana coppia (“Bernie era un martire dell’appetito sessuale di Carrie… per quindici interminabili minuti moglie e marito si dimenavano vigorosamente tra le coltri”).
L’occasione della storia da raccontare è “il caso Cabot Wright… più di trecento violenze carnali a Brooklyn e Manhattan”. Si tratta dunque di rintracciare Cabot e di farsi raccontare i suoi misfatti per confezionare un caso letterario da consegnare a un editore (“Princeton Keith è il signor Gesù Cristo Geova del momento nel mondo editoriale di new York… Princeton può fiutare un vero libro e un vero scrittore da lontano”).
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